Parla Luchino Visconti, direttore della compagnia Morelli-Stoppa
Roma, settembre 1946
La prima parola di speranza per la nuova stagione teatrale l’abbiamo letta in II Dramma del fascicolo scorso. Un gran respiro, dopo un’estate calda e disperata, in cui credevamo di aver perduto per sempre il teatro e la gioia del teatro; dopo aver visto la parola ceduta solo agli svuotati pupazzi di Dorian Gray e della sorella Evelina; dopo aver temuto di veder ricacciare il teatro nel dilettantismo e l’improvvisazione, abbiamo visto invece, improvvise, squarciarsi le nubi di un cielo sereno.
Della Compagnia Morelli-Stoppa è stato fatto cenno nel fascicolo scorso — nel panorama generale della nuova stagione — come una delle formazioni teatrali di rara e coerente omogeneità; aggiungiamo che essendo la Compagnia più importante e forse la maggiore del complesso teatrale, abbiamo puntato direttamente su Luchino Visconti, direttore, per avere maggiori notizie.
Lo abbiamo trovato, gentilissimo. Visconti, di solito geloso, misterioso intorno ai preparativi di una commedia, restìo a parlarne, ha invece non solo risposto a tutte le nostre domande, ma le ha addirittura prevenute. Evidentemente era molto soddisfatto, e prima di ogni altra cosa ci ha detto con esattezza la denominazione della Compagnia. È questa: Compagnia Italiana di prosa Morelli-Stoppa-de Lullo-Lotti, diretta da Luchino Visconti, con la partecipazione straordinaria di Tatiana Pavlova e Memo Benassi. La Compagnia esordirà il 15 novembre al Teatro Eliseo, passerà poi al Teatro delle Arti, e dopo a Firenze, Milano, Zurigo; si scioglierà in aprile, salvo prolungamenti. Ho già tutto organizzato, dice Visconti. Ad oggi, primo settembre, ho già pronti tre spettacoli. Ho fatto anche in modo che la Compagnia sia alla portata economica di tutti. A questo proposito ho deciso che ogni lunedì i posti siano venduti a prezzo ridotto, tramite la Camera del Lavoro, per evitare che li acquistino invece coloro che possono pagare il prezzo normale degli spettacoli.
— Ottima iniziativa. Possiamo domandarle la ragione di scelta di Mariella Lotti come attrice giovane, trattandosi di una esordiente?
— Credo nelle sue possibilità e sono sicuro di poterle mettere in valore.
— Con quale opera avrà inizio la Compagnia?
— Delitto e castigo di Dostojewski, nella riduzione di Gaston Baty. Non credo in genere nelle riduzioni teatrali, ma questa è veramente bella. I venti quadri di cui è composta risulteranno ancora più omogenei e legati, perché adotterò una scena unica. Avrò modo così di far snodare la vicenda direi con flusso ininterrotto, evocati gli ambienti dall’azione e non dagli oggetti. È mia intenzione di comporre un grande spettacolo che possa riuscire gradito al pubblico. Stoppa sarà Raskolnikof, e questo può sembrar strano a qualcuno, ma Stoppa sarà invece un Raskolnikof singolare, ne sono sicuro. Nè per facilitare il mio compito cercherò le scappatoie di una interpretazione convenzionale. Per l’impostazione del personaggio, abbia presente non Blanchard, ma piuttosto Peter Lorre del film di Sternberg.
— Ed il resto della distribuzione?
— Benassi, il commissario Porfirio; la Pavlova, la signora Raskolnikof; la Morelli, Sonia. Scene e costumi di Mario Chiari.
Abbiamo poi ottenuto da Chiari, presente, di vedere il plastico intorno al quale sta lavorando. Non saremo indiscreti, ma possiamo accennare che la scena è riuscita a materializzare l’ossessione del delitto, in una scala tortuosa posta al centro della costruzione e che incombe su tutti gli altri ambienti.
Il secondo spettacolo della Compagnia sarà: Le mosche di Jean-Paul Sartre.
— Mi auguro — dice Visconti — che il pubblico sia maturo al punto da poter capire la portata ed il significato della tragedia di Sartre in questo momento critico della nostra civiltà. Le mosche non vuole essere la fredda esposizione di una filosofia, ma è un messaggio agli uomini per una strada da seguire. Questo mi sforzerò di far comprendere agli spettatori. Non forzerò in alcun modo il testo letterario-filosofico. Assolutamente. Ma la realizzazione sarà audacissima. Ho incaricato per le scene e i costumi Cristofanetti, un pittore ancora sconosciuto in Italia, ma che ottiene molto successo in America.
Visconti ci mostra i bozzetti che ha sulla tavola. Più che scene si potrebbero dire interpretazioni di scene. Una pittura difficile a definirsi, eppure efficacissima.
— Li userà come fondali?
— No, questo è l’interessante. Voglio portare le composizioni che qui appaiono su un solo piano, in terza dimensione. Per questo le dicevo che la realizzazione sarà audacissima. Le musiche saranno di Igor Markevitch o di Roman Vlad. Aspetto una risposta in questi giorni. Lei ora vorrà conoscere la distribuzione: Oreste, Giorgio de Lullo; Elettra, Rina Morelli; Clitemnestra, la Pavlova; Giove, Benassi; Stoppa, il pedagogo. Egisto non è ancora deciso. Credo di non aver mai dato in vita mia tanti dettagli sul mio lavoro.
— Ne siamo grati. Terzo spettacolo, allora?
— Euridice di Jean Anouilh, data a Parigi all’Atelier nel 1934.
— Perchè fra tanti lavori di Anouilh ha scelto questo?
— Penso che dopo Antigone, che per lo meno fino ad oggi rimane la sua opera definitiva, Euridice è l’opera migliore di Anouilh. Il mito di Orfeo è rivissuto attraverso le vicende di una povera coppia: lei attricetta di prosa di provincia, lui suonatore di violino. L’irreale è messo sullo stesso piano del reale. La morte è personificata dal personaggio di Monsieur Henry. Il tutto in abiti moderni. De Lullo sarà Orfeo; la Morelli, Euridice; Monsieur Henry, Paolo Stoppa.
Queste le tre commedie che posso dire di avere già pronte.
— Affiderà delle regie ad altri registi?
— Naturalmente. Senza contare che io ho da preparare spettacoli anche per altre Compagnie. Per esempio, dovrò preparare per l’Adani, La carrozza del SS. Sacramento di Prosper Mérimée e L’assassino di Irwin Shaw.
— Quali registi ha invitato?
— Vito Pandolfi, Gerardo Guerrieri e Mario Chiari. Pandolfi darà: Le malentendu di Albert Camus e Guerrieri probabilmente Vita con papà (Life with father), una graziosa commedia americana che ho messo in repertorio. È la vita di una coppia di sposi con quattro figli di cui il più grande ha sedici anni, ambientata nell’America del primo novecento. Stoppa e la Morelli saranno il padre e la madre. Le scene e i costumi di Maria de Matteis.
— È tutto?
— Niente affatto. Siamo appena alla metà. Nella mia Compagnia sì lavorerà molto. Altra commedia che metterò in scena è Glass menagerie (Il serraglio di vetro) di Tennessee Williams, premio dei critici americani 1945. Merito di questa commedia è di aver saputo realizzare sulla scena il ricordo. È la vita triste di una famiglia borghese americana. Una figlia zoppa, ed una madre che non vuol riconoscerle questo male, e cerca di trovare in ogni modo una sistemazione per la figlia. Ella aspetta che un giorno compaia nella loro casa un giovane che possa sposare la ragazza. Il giovane arriva, ma è già fidanzato. Tutto qui. La vicenda è raccontata dal fratello che ha un po’ la funzione del regista di Piccola città . Gli stati d’animo vengono descritti su uno schermo bianco e sottolineati da musiche legate ad ogni ricordo. Spero di avere le musiche originali scritte in America. Tatiana Pavlova sarà la madre; la Morelli la figlia; Stoppa il fratello; Massimo Girotti, il giovane.
— È vero che darà anche Les Vainqueurs di Sartre?
— Sì. Il dramma non è stato ancora dato a Parigi, e credo non sarà stato ancora rappresentato quando io lo darò. È un dramma di una violenza estrema, che prende spunto da un episodio della resistenza per andare naturalmente al di là. È la tecnica di Sartre. Messi i personaggi in « una situazione limite », egli vede come si comportano nelle ore successive. Interprete sarà Gassman. Sono incerto se darla prima a Roma o Milano. Con tutta probabilità la prima rappresentazione si darà a Milano, se non soltanto a Milano.
— Rappresenterà lavori italiani?
— Sì. Vorrei dare Cavalleria Rusticana. Inoltre Piovene sta scrivendo una commedia per me: I falsi redentori. Non è ancora terminata; ma posso fare delle indiscrezioni. Tre uomini intorno a una donna, cercano in buona fede di salvarla e invece la spingono fatalmente al suicidio. Non ho altri elementi per poter dare maggiori dettagli. Vorrei dare inoltre, in un unico spettacolo ‘E ccose ’e ddio di Rocco Galdieri, tradotta in italiano con inflessioni dialettali, e Il tredicesimo albero di André Gide, una divertentissima presa in giro delle teorie freudiane. Come attraverso lo studio di tali teorie si viene a scoprire l’autore di un disegno sconcio sul tredicesimo albero di un parco. A conclusione posso aggiungere che ho intenzione di rappresentare una commedia di un autore inglese elisebettiano: Ford!
(Una pausa). Poi Visconti continua:
— Di una cosa ancora mi ero proposto di non parlare, ma Il Dramma lo farà sapere ugualmente ai suoi lettori, così non avrò taciuto nulla: presenterò come musical comedy, (è già stato fatto in America per Liliom, di Molnar, trasformata in Carousel) La signora dalle camelie. De Lullo, Armando; la Morelli Margherita; Stoppa, Gastone. Qui i miei attori dovranno oltre che recitare, cantare e danzare. E la musica sarà il filo conduttore.
Finita l’intervista con Luchino Visconti. Grazie.
Giuseppe Patroni Griffi