Roma, maggio 1976

A due mesi circa dalla sua morte, molta gente pensa ancora che Luchino Visconti era un uomo estremamente ricco. Invece, oggi si sa che, a 70 anni, doveva lavorare per vivere. Evidentemente, non vivere come un qualunque, comune mortale ma vivere come può vivere un conte Visconti, abituato alle agiatezze, alla generosità verso parenti e collaboratori. In breve, vivere una vita molto dispendiosa, che non poteva certamente fare con la sua pensione dell’Enpals, che è l’Istituto di previdenza dei lavoratori dello spettacolo.

Da quando, quattro anni fa, aveva avuto l’attacco di paralisi che lo aveva inchiodato a letto per tanto tempo, lui viveva alla giornata. Non aveva una famiglia né dei figli da mantenere o ai quali assicurare il futuro, i parenti stanno fortunatamente tutti bene, dunque i soldi che incassava coi suoi film li spendeva tutti.

Quando poi arrivava quasi al pareggio nel suo bilancio finanziario, realizzava un altro film. Si può ben capire che un regista del suo valore non aveva difficoltà ad ottenere una regia, né a esigere per la stessa un compenso minimo di 150 milioni,

Quando è morto, per esempio, doveva incassare circa 50 milioni, quale ultima rata di quanto gli spettava per la regia del film « L’Innocente ». Da questa somma doveva però detrarre circa 42 milioni e mezzo per pagare i suoi fornitori: dal fioraio, al sarto, al gioielliere.

Si penserà che un debito di questa portata può sconvolgere la vita di una famiglia qualunque ed è vero. Ma nel caso di Luchino Visconti la cosa diventa normale. Basta pensare che le sue note spese sono costellate delle voci più incredibili: libri scolastici, vetri per le finestre, bagni e diversi conti di visite specialistiche d’ospedale che pagava a questo o a quell’operaio che lavorava nei suoi film.

Tutte queste cifre ci sono state messe a disposizione da Carlo Avanzo, figlio di Donna Uberta, la sorella di Luchino Visconti, che a lui è stata sempre la più vicina.

Per quale motivo la famiglia Visconti accetta di fare i conti con un giornale? Perché nei giorni passati un quotidiano e un settimanale hanno dato in pasto ai loro lettori una versione sulla vita di Luchino che le sue parenti ritengono falsa e diffamatoria.

Cioè, è stato scritto che il celebre regista ha lasciato ai suoi, quale « favolosa » eredità, un mare di debiti. Si è parlato di oltre mezzo miliardo di lire. Oltre a questo, sono state fatte dagli stessi cronisti ipotesi poco edificanti per lo scomparso e per i Visconti tutti in merito al fatto che non è stato trovato un testamento.

Per queste notizie dapprima è stata chiesta signorilmente una cortese rettifica, ma quando a distanza di una settimana il settimanale ha rincarato la dose, sono partite delle querele.

« Parlo con voi », dice Carlo Avanzo, « perché della scomparsa dello zio avete dato per primi notizia in maniera umana e vera. Quando poi non si è trovato il testamento, una settimana prima degli altri avete trattato il problema con serenità e obiettività.

« Zio Luchino, che oltre ad essere fratello della mamma era anche mio padrino di battesimo e per questo mi voleva forse più bene, tant’è che di lui sapevo tutto, conduceva una vita tutta particolare.

« Da vero artista non aveva la minima cura dei soldi, gli interessava solamente il bello. Era poi di una generosità immensa.

« A Natale, per esempio, spendeva delle cifre folli per fare regali a tutti. Ma poteva permetterselo perché lavorava e il suo lavoro era pagato bene! Nessuno di noi si è meravigliato perché ha lasciato circa 42 milioni e mezzo di debiti. I suoi acquisti li faceva nei momenti più strani della giornata e aveva l’abitudine di uscire di casa con pochi soldi in tasca, Il suo nome era una garanzia per tutti e nessuno gli negava alcunché se non aveva il danaro in mano, Lo stesso gioielliere Bulgari non aveva difficoltà a consegnare per lui gioielli spesso del valore di svariati milioni. Se ha lasciato dei debiti, è accaduto perché nessuno immagina di morire da un giorno all’altro.

« Ad ogni modo questi debiti vengono pagati con i soldi del suo lavoro, come lui ha sempre fatto: appunto con i 50 milioni del film “L’Innocente”.

« Per quel che riguarda il testamento, noi più di tutti saremmo felici se si trovasse, Eviteremmo un sacco di fastidi. È stato detto che i Visconti sono estremamente attaccati ai soldi. Ebbene, pensate che sono ancora tutti da dividere i beni che appartenevano a zio Guido, morto tanti anni fa a El Alamein, in Africa. Fortunatamente, nella famiglia Visconti abbiamo tutti la casa e di che vivere tranquillamente.

« Non posso escludere nella maniera più assoluta che zio Luchino abbia scritto sia pure una bozza di testamento e che sia sparita, ma è molto probabile che non l’abbia assolutamente fatto.

« Molti si sono meravigliati che lui invece sia stato tanto preciso per quel che riguardava la sua cremazione. Ebbene, posso dire che svariate volte faceva la regia di come dovevano andare le cose in occasione della sua morte. “Sono stato regista per tanti anni” diceva “e non posso pensare né accettare che siano altri a dirigere una cosa che mi riguarda tanto da vicino”.

« Oltre a questo, aveva saputo che per essere cremati è necessario lasciare una disposizione scritta. Ecco perché in questo caso è stato tanto preciso. Per quel che riguarda i suoi beni, può avere trascurato di lasciare delle disposizioni scritte ».

Che fine faranno la villa di Ischia e di Castel Gandolfo, le due proprietà lasciate da Visconti?

« Per quel che riguarda Ischia, abbiamo intenzione di farne un museo dato che si tratta di una costruzione “liberty”, fatta interamente nello stile dell’epoca, Le stesse porte, le finestre, i cristalli, sono assolutamente originali. Oltre al museo, ci. sarà una Fondazione Visconti.

« Della villa di Castel Gandolfo invece, in famiglia non se ne è ancora parlato. Nè è stato deciso alcunché per quel che riguarda altri beni dello zio, quali quadri, libri eccetera. A questo proposito rettifico quanto pubblicato da alcuni giornali nei giorni passati. Lo zio non ha mai venduto niente per pagare i suoi debiti! I quadri e i libri che mancano sono stati rubati. Per ben tre volte i ladri sono entrati nella villa di Castel Gandolfo e questo può essere accertato dalle denunce presentate a suo tempo ».

Rimane comunque la sorpresa. Visconti non aveva, come si immaginava, delle fortune in banca. Al momento della sua morte aveva un credito di circa 50 milioni e dei debiti più o meno uguali. Se avesse continuato a vivere, per mantenere lo stesso tenore di vita al quale non voleva rinunciare, e che faceva comodo a tanti, avrebbe dovuto fare altri film. Questo, malgrado i suoi 70 anni e uno stato di salute estremamente precario.

Valentino Guiso