Clara Calamai in Ossessione, cine teatro magazzino, gennaio 1943
Clara Calamai in Ossessione, cine teatro magazzino, gennaio 1943

Gennaio 1943. Credo che mai fino ad oggi un film si sia svelato, scoperto (e, vorrei dire, denudato) tanto, unicamente traverso le fotografie di scena, quanto Ossessione. Quale forza di convincimento e di attrazione, se non di fascino, hanno queste fotografie prive d’ogni lenocinio! Ancor prima che il film si proietti, ci hanno mostrato e ci mostrano tutto: la crudezza della vicenda, la linearità delle sequenze, la spietata evidenza delle inquadrature, l’accanimento realistico del regista, il dilatato occhio dell’operatore, la dimessa e pur densa interpretazione degli attori, la schiettezza dei luoghi e degli ambienti. Tutto è disperatamente vivo, pregnante di significato: una luce, un gesto, uno sguardo, un atteggiamento, una parola, un sospiro, un suono, un oggetto. Si sente che la macchina da presa va a cercare i personaggi, li scopre e svela la vicenda come un mistero; si sente che ogni personaggio non potrebbe avere e seguire altro destino che non il proprio, che non potrebbe esigere angustiato in altra guisa.
Il soggetto è dei più semplici, ma non starò qui a raccontarlo. Dirò soltanto, e non saranno poche le meraviglie, che esso conta un omicidio premeditato ed una condanna a trent’anni di reclusione di colui (il protagonista) che non ne è direttamente colpevole, avendolo operato sotto la suggestione e l’influenza dell’amante, moglie del morto. È pur vero che alla fine, questa donna inconsciamente malefica, al momento di raggiungere l’agognata e combattuta felicità, muore; e muore in autentico accidente automobilistico, pari a quello con il quale aveva camuffato l’uccisione del marito. Quando il film si chiamava (all’inizio della lavorazione) Palude, ci fu chi lo scambiò come tratto dal dramma Paludi di Diego Fabbri: niente a che vedere. Ossessione, per contro, è titolo più proprio: essendo i due protagonisti, Giovanna e Gino (Clara Calamai e Massimo Girotti), come presi da un dèmone. Lei, fisicamente di lui, fin dal primo sguardo; lui schiavo di lei: moralmente, sentimentalmente. L’animalità della donna e la spiritualità dell’uomo.
Sensualmente torbida e greve è l’aria che si respira nel film. Pensate alla Calamai ed a Girotti nella più schietta loro espressione ed ai loro termini fisici, mentre le loro passioni si esprimono nel modo più elementare. Varrà meglio qui accennare a qualche sequenza.
— Seq. 74… Gino l’afferra (Giovanna) per un braccio, la ferma. Carrello rapido avanti sui due fino a P.P. mentre Giovanna si volta verso di lui… Giovanna lo bacia..Si baciano lungamente.
— Seq. 78… Giovanna in P.P. distesa sul letto lo guarda: « Quando l’hai capito che mi piacevi? »… Gino si siede sul letto accanto alla donna… — Seq. 83… Giovanna stringe a sé Gino con un braccio. Gino la bacia… — Seq. 99… Giovanna si avvicina a Gino e gli dice: « Dammi un bacio »… Carrello avanti sui due. Gino: « Sta attenta, può tornare ». Giovanna: « Tanto meglio! Non desidero altro ». Si baciano avidamente…— Seq. 207… Gino con un’espressione cupa. Giovanna con un’aria di sfida dice: « Adesso baciami ». Gino e Giovanna si baciano con furore… Giovanna si stacca da Gino, che è rimasto smarrito con le spalle appoggiate, al muro… — Seq. 25?… Panoramica che accompagna Giovanna che rincula sino al letto e vi cade. Gino è subito addosso a lei. Carrello avanti sui due. Gino riesce a strapparle l’orologio di mano. Ma Giovanna ora l’abbraccia. Mentre si baciano… — Seq, 258 … con movimento legato si torna sui due amanti: come esausta dallo sforzo Giovanna giace supina e Gino steso accanto a lei. Il viso vicino al suo, la bocca vicina alla sua. Si baciano.
Ed ecco entrare in scena un’altra donna, Anita, (Dhia Cristiani), provveduta di tutt’altra attrazione fisica.
Seq, 317. Gino: « Di’ un po’… devi essere molto civetta tu… », Anita (f.c.): « Dipende con chi… Se qualcuno mi piace si »; Gino: «Allora ti piaccio.. » Seq. 342. Anita guarda Gino e crede di interpretare un suo pensiero. Sorridendo tra sé accenna a togliersi la camicetta…
— Seq. 376. Anita di fronte. Gino avanza verso di lei fino a raggiungerla in P.A. Le cinge il collo con un braccio, poi la bacia…— Seq. 378… poi, ancora una volta, si china a baciarla avidamente…
Per la Calamai Ossessione rappresenta certamente la migliore prova artistica ed umana: il personaggio di Giovanna non poteva avere altra pelle, altra carne, altro sangue; la sua bellezza, il suo fascino, i suoi sensi non sono adoperati, una buona volta, leziosamente o convenzionalmente. E Girotti non è più né bello né atleta: è un uomo, con tutte le miserie e i desideri e le pene.
Si dice che durante i mesi e mesi impiegati alla realizzazione del film, girato interamente nei luoghi ove in realtà si svolge (altro omaggio al vero) tra Romagna e Marche, tra Ferrara ed Ancona, tutt’i componenti della compagnia abbiano lavorato in una tensione pari a quella realisticamente descritta nel film stesso.
Che il regista Luchino Visconti abbia collaborato con Jean Renoir in anni trascorsi, anche a non saperlo salta fuori da ogni inquadratura; e con ciò riesce a dire la sua parola, ad essere più realista del re. Con lui si potrà parlare addirittura di un’ossessione del verismo. Né meno arrabbiati veristi sono, del resto, i suoi diretti collaboratori, raffinatissimi letterati e cineasti puri.
Non sarà mai troppo il dire che il cinema deve nutrirsi prima d’intelligenza e poi di fantasia.
F. C. (Film, 9 gennaio 1943)

Che Ossessione, prima di uscire sugli schermi, sia uno dei film più pubblicizzati della stagione 1942-1943 nessuno può metterlo in dubbio. Una ventina di articoli su riviste e quotidiani, più di 200 fotografie e 12 copertine (sicuramente saranno di più, parlo del mio archivio), senza contare le ricorrenti notizie che seguono la lavorazione fino ai più piccoli dettagli. Inoltre, la curiosità dei futuri spettatori non si limita agli attori. La sezione Capo di buona speranza, corrispondenza coi lettori della rivista Cinema nel fascicolo del 25 ottobre 1942, pubblica questa risposta a Gio. P. Gentile di Roma: “Per ottenere una fotografia istantanea di Luchino Visconti, non hai che rivolgerti a lui stesso”. Non mi risultano, all’epoca, richieste del genere nel caso di altri registi. Il mito Luchino Visconti comincia a salire e prendere quota…