Prima rappresentazione in Italia: Roma, Teatro Eliseo, 22 dicembre 1960

Roma, ottobre 1960. Rina Morelli, Luchino Visconti e Paolo Stoppa hanno iniziato le prove della commedia L’Arialda di Giovanni Testori. Con questo spettacolo che idealmente e ambientalmente si riallaccia a Rocco e si suoi fratelli Visconti ritorna al teatro di prosa dopo due anni di assenza. L’Arialda sarà presentata a Modena il 12 novembre prossimo e poi a Roma al Teatro Eliseo nel periodo Natalizio. C’è chi sostiene che Luchino Visconti si sia lussato apposta un ginocchio per diventare più nervoso, e comunicare il suo nervosismo agli attori che recitano nella commedia: Paolo Stoppa e sopratutto Rina Morelli, che in poco tempo, per esigenze teatrali, si è cambiata in una zitella ossessionata dal demone erotico, sino ad arrivare fino al delitto. Con il ginocchio lussato, appoggiandosi ad un bastone, il volto tirato e stanco, gli occhi pesti, Visconti ha continuato a ripetere alla Morelli che il suo personaggio deve essere sgradevole, il più sgradevole possibile, così da convincere lo spettatore, dopo averlo visto, a fuggire per sempre. Visconti ha disegnato da solo le scene, ha preparato i bozzetti, ha costruito le parti battuta per battuta, quasi imponendole all’attore, e montando su tutte le furie se si accorgeva che l’attore si era messo a studiare per conto proprio. E perché mai ha scelto L’Arialda ? « Perché se avessi fatto il film che avevo in animo di girare, cioè la Carmen moderna, con Claudia Cardinale, avrebbero detto: ecco, Visconti ha paura, Visconti scappa, Visconti si rifugia nella quiete dell’Ottocento francese perché teme la censura, dopo i guai che ha provocato con Rocco. Questa commedia aspra, violenta, senza compromessi, era la migliore risposta che potessi dare ai miei detrattori. E poi, l’odore della periferia milanese, come al solito mi eccita ».

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L’Arialda proibita dal censore presentata ieri sera alla stampa

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Tragedia milanese, fischi romani

Tragedia plebea alle porte di Milano

L’Arialda e Ponti brutto incontro

24 febbraio 1961. L’Arialda di Giovanni Testori, rappresentata in «prima» per Milano la sera precedente, viene posta sotto sequestro su richiesta del Procuratore dott. Carmelo Spagnuolo. «Il contenuto del lavoro, nel suo aspetto narrativo», afferma l’ordinanza, «si concreta in una serie di situazioni che si caratterizzano per la loro intrinseca oscenità».

Qui, Milano

In nome della legge, alto là all’Arialda