Immagine in alto: Una recita di beneficenza nel Teatro del Conte Giuseppe Visconti di Modrone. Schizzi di Aldo Mazza: (da sinistra a destra) La Moda Italiana (signora Bocconi); La Vedova tragica (contessa Carla Visconti); La Camera (signora Anna di Villahermosa).
Luchino Visconti di Modrone nasce a Milano il 2 novembre 1906, figlio di Carla Erba e Giuseppe Visconti di Modrone. Se di alcuni personaggi dello spettacolo si dice che “sono nati sul palcoscenico″ a proposito di Luchino si può dire che “era” sul palcoscenico prima di nascere.

Il 28 marzo 1906, Al Teatro Manzoni di Milano ebbe luogo una rappresentazione dell’Abate Costantino di Crémieux e Decourcelle, commedia in tre atti derivata dal noto romanzo di Halévy, e Un calcio d’ignota provenienza… (autore ignoto). Recitarono in questa commedia la contessa Carla Visconti di Modrone, il conte Giuseppe Visconti di Modrone, contessa Ernestina Durini, il marchese Salvatore Ruffo, il conte Emanuele di Castelbarco, il conte Alberto Rossi Martini, il conte Carlo Zucchini Solimei, la marchesa Carla Ruffo, la contessa Ernestina Durini, e la signorina Lina Erba, sorella della madre di Luchino. Grande successo di pubblico e fondi ricavati per le opere pie Scuola e Famiglia e l’Istituto Oftalmico. Organizzatore della serata e metteur-en-scène: Giuseppe Visconti di Modrone.
Circa un paio di mesi dopo, si costituisce a Milano un Comitato cittadino composto da Ettore Ponti, sindaco di Milano, presidente onorario; Leopoldo Pullè, presidente effettivo; conte Giuseppe Visconti di Modrone, vicepresidente. Tra i consiglieri: Giannino Antona Traversi, E. A. Butti e Gerolamo Rovetta, segretario generale Marco Praga. L’obiettivo è la costituzione di una compagnia stabile milanese: la Compagnia della Città di Milano. Ma il progetto incontra diverse difficoltà e dovrà aspettare fino al 1912. Ne riparleremo più avanti.
Sulle doti della contessa Carla Visconti di Modrone come attrice hanno scritto in molti. Ecco per esempio una cronaca della rivista Il Teatro Illustrato, giugno 1909:
Spettacoli goldoniani nell’aristocrazia. Il conte Giuseppe Visconti di Modrone ha, con lodevole iniziativa, fatto costruire nel suo palazzo di via Cerva un grazioso teatro, piccolo ma provvisto d’ogni moderna comodità ed eleganza: e, con lo scopo di beneficare il Patronato per le giovani operaie, vi ha fatto rivivere le commedie del nostro vecchio Goldoni. L’altra sera si rappresentò La gelosia di Lindoro e tutti gli interpreti si distinsero: La contessa Carla Visconti di Modrone (Zelinda), la tanto bella e squisita signora fu ammirevole. Così sicura ed efficace, potrebbe insegnar con profitto a molte attrici. E parliamo di lei sola, ma tutti gli altri, e specialmente il conte e la contessa di Castelbarco e il conte Visconti di Modrone, furono lodevolissimi.
Gli spettacoli al teatro di via Cerva ricorrono spesso nelle cronache del settimanale L’Illustrazione Italiana. Le opere rappresentate non sono soltanto classici, seguendo la moda ed il successo di Turlupineide (Milano, Filodrammatici, 21 aprile 1908), alcune riviste satiriche portano la firma di Giuseppe Visconti di Modrone, spesso in collaborazione con Emanuele di Castelbarco, che ha sposato Lina Erba, sorella di Donna Carla, la mamma di Luchino. Giuseppe Visconti di Modrone firma le sue operette come Joseph von Icsti.

Per la cronaca, secondo gli Annali del Teatro Italiano 1901-1920, i titoli sono tre: Per un bacio, vaudeville in tre atti, musica di autori vari, libretto Joseph von Icsti (1911), Giocondiamo? (1912) e Un po’ d’amore (1913), riviste in tre atti, parole e musica di Joseph von Icsti, prima rappresentazione di tutti gli spettacoli Teatro Casa Visconti di Modrone. L’abituale cronista di queste serate sull’Illustrazione Italiana è proprio l’autore di Turlupineide: Renato Simoni. Ecco la recensione-cronaca di uno di questi spettacoli nel gennaio 1910:
Il Polo, si popola… a Milano nel teatro privato del conte Giuseppe Visconti di Modrone. La stagione teatrale è nel suo massimo fervore; lo dimostra il nostro numero, di cui molte pagine sono dedicate ai maggiori avvenimenti artistici di questa settimana: il Malbrouck di Leoncavallo a Roma, il Casanova di Ojetti e Simoni a Torino, il Risorgimento di Tumiati a Milano. Ma non soltanto il mondo teatrale propriamente detto, bensì anche la società elegante si sente ora irresistibilmente attratta dal fascino della ribalta.
Che i dilettanti possano fare agli artisti di cartello una seria concorrenza, fu sufficientemente dimostrato nel distinto teatrino di Casa Visconti, che sceltissimo pubblico affollò in questi giorni per applaudire la brillante e spiritosa rivista: Il Polo, si popola. Gli autori, conte Giuseppe Visconti e conte Emanuele Castelbarco, vi profusero molto spirito e molta garbata ironia; gli interpreti fecero prodigi.
La favola, di per sé tenue, prende le mosse dalle contese Polari. Il primo atto si svolge appunto al Polo, dove una magnifica famiglia di orsacchiotti si vede capitare fra i ghiacci Cook e Peary; l’America è personificata con fine arte esotica dalla contessa Carla Visconti. Luigi Barzini vi canta le Laudi del Corriere della Sera, e gli emblemi del giornalismo, leggiadre figure muliebri muniti di forbici, di penne e di carote la circondano come per incanto. L’atto si chiude con una generale partenza per Milano… in aeroplano. Nella capitale lombarda l’Orso che vuole scritturare degli artisti per fondare un caffè-concerto al Polo, si vede messo in contravvenzione da una graziosa guardia municipale (contessa Lina Castelbarco); è chiaro che essa lo prende per un automobilista. Appaiono chiamati da Pulcinella, creazione veramente geniale del conte Giuseppe Visconti, la Politica rappresentata con rara dignità dalla consorte contessa Carla, e la Camera, reso con spigliatezza dalla signorina Anna di Villahermosa; una turba di eleganti moschettieri, aspiranti alla deputazione, che cantano una serenata. Attirati dall’odore d’un portafoglio escono dalla stia un pettirosso, che fischia come Morgari, un merlo spennacchiato simbolo della maggioranza, un pappagallo che assomiglia a Enrico Ferri, un tacchino presidenziale e un gallo della Checca, di giolittiana memoria. Par di essere già in pieno Chantecler. Il terzo atto è dedicato ai malcontenti che vogliono cercare al Polo miglior fortuna. Lo credereste? Fra essi troviamo nientemeno che il duca Uberto Visconti, il conte Visconti e il marchese Ponti. La vedova Steinheil è una affascinante apparizione della contessa Carla Visconti. Divertono coi loro couplet un impareggiabile Tecoppa (conte Alberto Locatelli); un solenne e bonario Leonardo Da Vinci (conte Giuseppe Visconti) circondato dai suoi discepoli; un Gabba, un Morpurgo e Napoleone III improvvisamente inchinato da quattro seducenti dame in crinolina. La Moda Italiana personificata dalla signora Bocconi dice le ragioni della sua esistenza alla Moda Francese (contessa Lina Castelbarco) e last not least interviene una vezzosa modista (contessa Carla Visconti) sparpagliando cappelli a destra e sinistra, che raccomanda al pubblico di non prendere il medesimo. Lo spettacolo allestito con splendidi costumi e ricchi scenari era a beneficenza della fanciullezza abbandonata e dell’asilo Regina Elena.