A Luchino Visconti piaceva ricordare gli stretti legami della sua famiglia con il mondo musicale milanese.
Del rapporto dei Visconti di Modrone con La Scala di Milano si è parlato spesso. Il duca Guido Visconti di Modrone, nonno paterno di Luchino, figlio di Uberto, era Presidente della Banca Lombarda e proprietario di stabilimenti specializzati nella tessitura del cotone. Il 26 giugno 1898, viene ufficialmente costituita la Società Anonima per l’Esercizio del Teatro alla Scala, presidente Guido Visconti di Modrone, vice presidente Arrigo Boito, direttore artistico e amministrativo, Giulio Gatti Casazza. Alla direzione dell’orchestra viene chiamato Arturo Toscanini. Alla morte del duca Guido nel 1902, al suo posto subentra il figlio primogenito Uberto e, accanto a lui, i suoi fratelli: Jean, Guido, e Giuseppe, padre di Luchino.

Il nonno materno, Luigi Erba, maestro di pianoforte al Conservatorio Musicale di Milano, era uno dei soci fondatori della Ricordi & C. (fondata nel 1888). Gli Erba e i Ricordi erano pure parenti, perché la nonna di Luchino, Anna Brivio, era la sorella della moglie di Giulio Ricordi. Luigi Erba aveva ereditato dal fratello Carlo, la fabbrica di prodotti farmaceutici e coloniali Carlo Erba.
Nel 1893, Luigi Erba compra una villa a Cernobbio, la Villa Nuova, e quindi acquista i terreni per costruire quella che diventerà Villa Erba, edificata fra il 1898 e il 1901. Tra i primi ricordi di Luchino, l’ambiente di musicisti in cui “i Ricordi, bollenti ed intelligenti, facevano la parte del leone″. Nel 1902, Luigi Erba entra a formar parte del gruppo esercente del Teatro alla Scala — il secondo comitato dopo quello del 1898 — e alla sua morte nel 1904 i suoi eredi. Una delle allieve di Luigi Erba al Conservatorio di Milano, Teresa Mirabello, sorella dell’ammiraglio Carlo, verrà scelta dalla madre di Luchino, valente pianista, come maestra di musica per i suoi figli.
Queste sono soltanto alcune notizie intorno alla famiglia di Luchino Visconti, che più o meno sono state pubblicate altrove. Ma c’è una storia di sapore “gattopardiano” che, a quanto mi risulta, non è mai stata accennata, né da Luchino, né dai suoi biografi. Ritorniamo quindi alla figura del nonno paterno, Guido Visconti di Modrone.
Nel 1848, Uberto Visconti Modrone, padre di Guido, aveva arruolato un reggimento di fanteria, vestendolo, equipaggiandolo, mantenendolo a sue spese e portandolo egli stesso sul campo di battaglia. Si racconta come, dopo un combattimento, il duca Uberto scendesse da cavallo per fasciare “colla propria sciarpa” la ferita di un suo soldato.
Finita la campagna, gli austriaci gli confiscarono i beni, lo misero sotto processo e dovette andare in esilio. Moriva il 15 gennaio 1850, lasciando tre figli maschi: Raimondo, Guido e Luigi.

Nel 1859, Guido Visconti di Modrone si arruola come volontario in un reggimento di cavalleria e nella successiva campagna del 1866 non manca al nuovo appello, arruolandosi nelle Guide del generale Garibaldi e guadagnando nella fazione di Condino il grado di sottotenente.
Finita la guerra, il nostro Guido-Tancredi, dopo un lungo viaggio d’istruzione in America, torna in Italia e fonda a Vaprio d’Adda una fabbrica di velluti di cotone. Possedeva già uno stabilimento di candeggio a Somma Lombardo ed una tessitura di tessuti colorati a San Vittore Olona. Nominato senatore nel 1888, si mantenne piuttosto lontano della vita pubblica. L’unico intervento fu la presidenza di un Comitato monarchico per le elezioni amministrative. Comitato che voleva far prevalere una corrente di idee liberali.
A Milano, il Duca Guido era un personaggio molto popolare, dentro e fuori i circoli aristocratici, ed ebbe esequie degne di un re. Così veniva ricordato dalla rivista Musica e Musicisti:
Di carattere dolce, grande di cuore, di vedute ampie ed elevate, di figura nobilissima ed imponente, egli era ben voluto da tutti. Al munificente signore devesi il risorgimento artistico del teatro alla Scala, la di cui malaugurata chiusura fu opera di partigianeria deplorevolmente piccina. Fu il più valido e strenuo difensore delle splendide tradizioni artistiche del sommo tempio dell’arte, vanto e decoro di Milano e d’Italia, tradizione che danno al Teatro alla Scala il primato su tutto il mondo musicale.
Ai funerali di tanto benemerito cittadino, accorse non soltanto tutto il mondo ufficiale, ma una immensa folla di popolo, eloquente omaggio di rispetto e riconoscenza.

Qualche mese dopo la sua morte, nell’atrio della Scala, veniva collocata una lapide con questa iscrizione: “Per ricordare il Duca Guido Visconti di Modrone che con vigile amore e provvida munificenza stimolò ad altre liberalità cittadine, assicurò la sorte della Scala a beneficio dell’arte e di Milano, maestri, esecutori, artigiani di questo massimo teatro con fervida riconoscenza posero”.
Luchino sicuramente conosceva bene la biografia del nonno e forse gli venne in mente in molte occasioni, mentre girava Senso, o si preparava a girare Il Gattopardo. Si racconta che per la sua testa passò l’idea d’interpretare egli stesso il personaggio del Principe di Lampedusa. Ma c’è anche la storia dei velluti di cotone. Uno dei progetti non realizzati da Luchino era un film sulla saga di una famiglia d’imprenditori che fabbricava velluti, proprio come la sua.