Come dicevo nel primo post, l’idea di fondare una Compagnia Stabile a Milano nacque nel 1906. E da questa idea, nel marzo 1912, nacque la Compagnia Drammatica Italiana del Teatro Manzoni di Milano, finanziata dalla coppia Tina di Lorenzo–Armando Falconi e Giuseppe Visconti di Modrone, diretta da Marco Praga, chiamata dai giornali — e di fatto lo era — la Stabile del Manzoni. Nella formazione della compagnia, dal 1912 al 1917, compaiono i nomi di Jole Piano, Elide Rossetti, Margherita Donadoni, Maria Revel, Febo Mari, Tullio Carminati, Camillo Pilotto, Gino Onorato, Irma Gramatica, Giannina Chiantoni, Ernesto Sabbatini, Enrico Roma, Gemma Bolognesi. Nel repertorio, novità e riprese di Bracco, Lopez, D’Annunzio, Niccodemi, Bernstein, Bataille, Kistemaeckers, Morselli, Possenti, Berrini, e una delle prime commedie di Pirandello: Se non così.
Giuseppe Visconti di Modrone e Marco Praga costituirono la Società Marco Visconti (Don Giuseppe era un appassionato cultore delle memorie di famiglia), diventando gestori del Teatro Manzoni dall’aprile 1913:
Questa mattina alle ore 10.15 ha avuto luogo la annunciata assemblea straordinaria degli azionisti del Teatro Manzoni, la quale doveva decidere in merito alla chiesta concessione del teatro da parte di Marco Praga e conte Giuseppe Visconti di Modrone, del cav. Paradossi e dei fratelli Chiarella, oppure decidere di continuare direttamente la gestione del teatro come si era fatto per il passato, prima cioè che si iniziasse l’esperimento della Compagnia di Tina di Lorenzo e Armando Falconi. I presenti erano numerosissimi: 53 azionisti sopra 73: fu l’assemblea più numerosa che si ricordi al Manzoni in questi ultimi anni.
Dopo circa un’ora di discussione si venne alla votazione su un ordine del giorno compilato dal dott. Marietti in collaborazione col dott. Vismara. L’ordine del giorno è il seguente:
L’assemblea del Teatro Manzoni considerando che il seguito esperimento con la Compagnia Stabile del Teatro Manzoni Tina di Lorenzo-Armando Falconi, e le persone degli odierni proponenti Marco Praga e conte Giuseppe Visconti di Modrone danno sicuro affidamento che con elevati intendimenti artistici e letterari verrà mantenuto e continuato al Teatro Manzoni il primato unanimemente riconosciuto: che d’altra parte anche nell’interesse dell’arte deve essere opportunamente assicurata la periodica agibilità del Teatro di altre Compagnie primarie, come avvenne nelle passate gestioni: delibera di autorizzare il Consiglio di amministrazione perché abbia a stipulare un contratto di affitto del Teatro dal 1915 al 1918 coi signori Marco Praga e conte Giuseppe Visconti di Modrone in solido, per la continuazione della Compagnia stabile, con che si tenga presente il voto espresso dagli azionisti perché in ossequio alle tradizioni del Teatro Manzoni (il quale accolse sempre tutti i più acclamati artisti drammatici) le stagioni teatrali della costituenda Compagnia stabile si alternino con altre compagnie primarie.
Quest’ordine del giorno, votato per alzata di mano con prova e controprova, raccolse la unanimità dei presenti. Quindi l’assemblea si sciolse.
Vorrei aggiungere che una delle caratteristiche della messa in scena in questa Compagnia era l’autenticità degli arredi. Nel gennaio 1913, compariva sulla scena un ascensore in funzione, e persino un Caravaggio chiesto in prestito ad un museo, per l’illuminazione degli spettacoli si utilizzava la nuovissima tecnica della cupola Fortuny.
Ci sarebbe molto altro da raccontare su Giuseppe Visconti di Modrone impresario teatrale, ma non è questa la sede. Vorrei soltanto richiamare l’attenzione su certi particolari, che non erano in assoluto comuni ad altri impresari dell’epoca, e che, secondo me, Luchino Visconti ha ereditato.
Per completare il quadro intorno agli interessi della famiglia Visconti di Modrone nel mondo dello spettacolo, bisogna parlare del cinema. Lo zio paterno di Luchino, Giovanni (detto Jean), era uno dei soci fondatori della Milano Film, il padre di Luchino aveva una piccola parte azionaria, e prese parte come interprete al film Gioacchino Murat, messo in scena da Giuseppe De Liguoro nel 1910, e tratto da un’opera teatrale (del 1901) scritta dallo stesso De Liguoro, scenografia e costumi del reparto della Scala di Milano. Gli operatori della Milano Film, concretamente Carlo Montuori, furono invitati spesso a ritrarre con le sua macchina da presa alcuni eventi come il Ballo in costume al Teatro Manzoni (febbraio 1914): « La sala dell’elegante teatro di prosa era tutta una vibrante ascensione di colori e di profumi floreali che serrava magicamente le tre file di palchi in cornici superbe dalle quali traboccavano la gioia, il sorriso, la bellezza della più eletta femminilità milanese ». Il filmato di questa festa, organizzata « con l’insuperabile buon gusto e l’alacre amore che distinguono in ogni loro iniziativa la contessa Carla Visconti di Modrone Erba e il conte Giuseppe Visconti di Modrone », lo ricordava perfettamente il nipote di Luchino, Eriprando. Ritornerò a parlare della Milano Film per quanto riguarda il primo film di Luchino Visconti, girato negli stabilimenti della Bovisa.

Verso la fine del 1928, nacque la Società Anonima del Teatro di Milano, della quale fanno parte « amanti e cultori dell’arte capeggiati dal patrizio milanese conte Giuseppe Visconti di Modrone ».
Il primo spettacolo della Compagnia è La moglie saggia di Carlo Goldoni. Il vecchio amico di Don Giuseppe, Marco Praga, scrive:
Ieri sera al Teatro Eden, ha iniziato le sue recite (che saranno molte perché si tratta di un teatro semistabile) la nuova compagnia che s’intitola Teatro d’Arte di Milano. La si deve all’iniziativa di Gian Capo il quale, con fede, con costanza e con illuminata tenacia, seppe raccogliere le adesioni e… le carte da mille necessarie a dar vita a questa impresa. La quale si è annunziata al pubblico in modo assai simpatico: senza clamor di trombe e di tamburi, senza promettere i mari e i monti e tutto l’emisfero, senza sfoggio di programmi ampollosi e altisonanti, senza sventolio di proclami annuncianti il rinnovamento del teatro e il rifacimento dell’intero orbe terrestre.
Nel mondo comico la Compagnia sarà fors’anco chiamata quella dei 4 P. Perché i suoi elementi principali sono la signora Pagnani, Nicolino Pescatori, Lamberto Picasso e Camillo Pilotto. Di questi tre attori ben noti non c’è da fare la presentazione. La signora Pagnani, invece, chi la conosceva avant’ieri? Eravamo in pochini a conoscerla; ma se il giorno s’ha da giudicar dal mattino, si può facilmente prevedere che il suo nome sarà tra non molto dei più noti nel mondo dell’arte scenica. (…) Ma avremo tempo di occuparci di lei e dei suoi compagni. Dirò per oggi, e per chiudere, che quello di ieri sera fu uno spettacolo assai bello, di una distinzione e di una finezza squisite. Dir dei costumi che son deliziosi è dire appena il dovuto. E sono, si capisce, opera del mago Caramba. Ma nella organizzazione generale dello spettacolo scenico — cioè di quello dedicato agli occhi — nel buon gusto degli addobbi e in tanti piccoli particolari della messinscena io credo aver visto la mente a la mano di quel gentiluomo milanese che sappiamo quanto ami il teatro e che fu posto alla presidenza di questa impresa.
Le scene dello spettacolo erano di Baldessarri, la regia di Gian Capo, ma, come può facilmente capirsi dalle parole di Marco Praga, e dalle informazioni pubblicate nella stampa dell’epoca, Giuseppe Visconti di Modrone curava personalmente la messa in scena degli spettacoli. Secondo alcune testimonianze, questa fu la prima esperienza professionale di Luchino Visconti, assistente volontario senza stipendio: « Avevo appena finito il servizio militare e tornando a casa trovai che mio padre aveva appena fondato la compagnia del Teatro Eden, dove fra l’altro debuttò Andreina Pagnani. Io curai semplicemente l’allestimento scenico di due spettacoli. Ma allora pensavo sopratutto ai cavalli ».
Andreina Pagnani, coetanea di Luchino, nata anche lei nel 1906, racconta che fu Giuseppe Visconti di Modrone a promuovere il suo debutto sulla scena, dopo averla vista in una compagnia filodrammatica. La compagnia era l’Opera Nazionale Dopolavoro, e l’occasione una serata speciale Pro Prestito del Littorio, dove Mirandolina era interpretata da Tina Di Lorenzo, ritornata eccezionalmente sulle scene di prosa: « Don Giuseppe era di una amabilità e cortesia squisite, un vero signore. Luchino veniva spesso in teatro, dava una mano nella messa in scena, qualche volta lo accompagnava il principe Umberto. Luchino era un appassionato di teatro perché lo aveva ereditato dal padre ».