
« Gianni Puccini ed io avevamo conosciuto Visconti quando Jean Renoir fu invitato dalla Scalera, con una Francia ormai occupata dai tedeschi, a girare qui in Italia il film Tosca. (…) Ossessione fu un ripiego, perché la prima cosa che Visconti voleva fare con questo gruppo (della rivista Cinema n.d.c.) era I Malavoglia di Verga. » (intervista di Francesco Savio a Giuseppe De Santis in Cinecittà anni trenta, Bulzoni 1979)
Gennaio 1942. Dopo il capolavoro della scuola romantica, I Promessi Sposi, sarà trasportato sullo schermo il capolavoro della scuola cosiddetta naturalistica, e cioè I Malavoglia di Giovanni Verga. È inutile ricordare il grande posto che lo scrittore siciliano occupa nella letteratura italiana. I Malavoglia narrano la storia quotidiana di una famiglia di pescatori di un borgo marino della Sicilia. La vita è fissata nelle pagine del romanzo con un linguaggio scarno e controllato: un esempio europeo che spesso si contrappone a Verga è l’ irlandese Synge, il primo che tentò appunto di interpretare con una sua personale visione la vita durissima dell’isola di Aran.
Regista e produttore del film sarà Luchino Visconti di Modrone, il quale sta curando un trattamento del romanzo insieme agli scrittori Alicata, De Santis e Gianni Puccini. (primipiani)
25 gennaio 1942. Si da come per certo l’ imminente inizio del film I Malavoglia di Giovanni Verga. Trasportato sullo schermo per opera del nostro amico e collega Luchino Visconti, che ne sta curando il trattamento insieme all’ amico Mario Alicata, il nostro Giuseppe De Santis e Gianni Puccini, attualmente capo dell’ufficio stampa della Direzione Generale per la Cinematografia. (Cinema)
« Ci furono dei grossi problemi con gli eredi di Verga, e non se ne fece più niente. Ossessione nasce in questo modo. Visconti aveva un trattamento che Renoir, intenzionato a fare questo film, aveva preparato, e Luchino lo ritirò fuori. Chiese — credo — il permesso a Renoir e con noi lo adattò per l’Italia. » (intervista di Francesco Savio a Giuseppe De Santis in Cinecittà anni trenta, Bulzoni 1979)
26 gennaio 1942. Dal Ministero della Cultura Popolare – Direzione Generale per la Cinematografia; Alla Società Arno Film, Via Arno 33, Roma. Questo Ministero, esaminato il soggetto dal titolo Palude di Visconti, Alicata, De Santis, esprime parere favorevole per la ulteriore elaborazione del soggetto ai fini della realizzazione, salvo concessione del nulla osta di lavorazione prescritto dallo art. 1 della legge 30 novembre 1939 XVIII, n. 2125 e la ulteriore revisione di cui all’art. 77 della legge di P. S.
« Ritengo che di valido aiuto nel perorare la causa del film presso il Ministero siano state due persone che in quel momento erano accanto a Pavolini: Eitel Monaco, che nel dopoguerra fu poi per diversi anni il presidente dell’Anica, e Attilio Riccio, allora funzionario del Ministero della Cultura Popolare, i quali, vuoi perché ormai avvertivano la malaparata del regime e sentivano che il fascismo era agli sgoccioli, vuoi perché intuivano che il film era di un certo interesse e rappresentava un tema nuovo, vararono l’operazione » Giuseppe De Santis (L’avventurosa storia del cinema italiano 1935-1959, Feltrinelli 1979)
Febbraio 1942. Prossimamente entrerà in cantiere il film Palude diretto da Luchino Visconti, già aiuto di Jean Renoir e sceneggiato da Visconti, Alicata, De Santis, Puccini.
Questo film affronterà con seria intenzione, per la prima volta in Italia, un soggetto di schietto gusto realistico. Ne saranno interpreti: Alida Valli, Massimo Girotti, Elio Marcuzzo, Dhia Cristiani. ” (Si Gira)
« Con decisione audace, audace per allora, Luchino chiese Anna Magnani. L’attrice era soprattutto apprezzata nella rivista, in cinema aveva avuto ruoli di carattere e nella prosa appena un esiguo successo di stima. Luchino aveva pensato alla Magnani per il personaggio di Giovanna. Noi e Solaroli eravamo d’accordo, ma la Ici dubitava.» Gianni Puccini (L’avventurosa storia del cinema italiano 1935-1959, Feltrinelli 1979)
« Ma io, personalmente, non ero convinto della scelta della Magnani. Un po’, le dirò, per ossequio a degli schemi di tipo convenzionale: mi sembrava che questa protagonista dovesse essere più bella, più classica insomma.» (intervista di Francesco Savio a Giuseppe De Santis in Cinecittà anni trenta, Bulzoni 1979)
28 febbraio 1942. La rivista Volumineide è stata finalmente varata la sera del 21 corr. al Teatro Verdi di Ferrara. Michele Galdieri, affidando a Totò e ad Anna Magnani i variatissimi personaggi, poteva essere tranquillo fidando nella sicura arte comica di un Totò, fatto, con il tempo più misurato e più fine, e nel felice temperamento della Magnani che le permette di passare dal comico al sentimentale con uguale facile ed intelligente comunicativa. L’autore, gl’interpreti, Gisa Geert e Onorato furono evocati replicatamente alla ribalta dagli entusiastici applausi del pubblico ferrarese.
Movimento della Compagnia: 15 marzo al 6 aprile al Lirico di Milano; dal 16 al 21 aprile al Verdi di Firenze; dal 23 aprile al 21 maggio al Valle di Roma; dal 3 al 14 giugno Alfieri di Torino; dal 15 al 30 giugno al Mediolanum di Milano.” (Giornale dello Spettacolo)