
Intorno al 1912. nel periodo migliore della cinematografia italiana, nacque in Sicilia una Etna Film che contava tra i suoi dirigenti il Marchese De Liguoro (conte Giuseppe De Liguoro n.d.c.), marito della famosa stella del muto (Rina de Liguoro era la moglie del figlio Wladimiro n.d.c.), e Nino Martoglio. Il primo dette alla produzione, l’eclettismo della sua personalità, l’altro la poesia e il dramma della propria arte, e ne nacquero due film, ricordati talvolta dagli storiografi del cinema: Capo Rais e Sperduti nel buio interpretati da quel Giovanni Grasso più comunemente noto quale attore di prosa dialettale. Ma intorno al loro entusiasmo, quale miseria morale di arrivismo! C’era, ne l’Etna Film gente che amava vivere alla giornata, con l’unico scopo di guadagnare danaro quanto più fosse possibile, incapace a comprendere che col cinema si potesse fare dell’arte. E la produzione finì miseramente. (altre case di produzione siciliane al tempo del cinema muto: la Katana Film, Sicula Film, ecc. n.d.c.)
Forse fu la guerra a dar loro il colpo di grazia. Fatto sta che se n’è perduto quasi il ricordo. Come completamente s’è perduto il ricordo tangibile rappresentato da qualche copia di film (o qualcuna c’è; ancora, nascosta?) d’una produzione cinematografica, direi, tanto speciale da dover essere realizzata quasi alla macchia e con artisti francesi. Si trattava d’una nutrita schiera di film che Lucarelli girò nel 1920-’21 negli stabilimenti della Sicania Film (la Sicania Film di Raffaello Lucarelli nasce nel 1910 n.d.c.), appena costruiti. Era il momento del film verista, morboso, non si sa bene se derivazione o precorritore di quello francese, un genere di film da proiettare in cosiddette serate nere, che fruttò al Lucarelli somme iperboliche. Poi, come quasi tutte le imprese del genere, la cosa fallì per la stessa arditezza a cui erano giunti i film.
Così la Sicania film fu diretta dal suo ideatore, l’Architetto Paolo Bonci che insieme a Fecarotta, forse per purificazione, si dette ad una intensa produzione documentaria fra cui si ricordano ancora con piacere talune bobine riprese durante una delle famose rappresentazioni classiche di Siracusa nel 1923. E le didascalie fecero epoca, scritte com’erano da Ettore Romagnoli.
E poi? Poi il cinema, anzi meglio la produzione cinematografica siciliana, muore come tutto il cinema italiano. E non potrà rialzarsi per il sopraggiunto regime monopolistico di Cinecittà. Soltanto nel 1941 si ebbe un improvviso effimero risveglio ad opera dei produttori siciliani Bellamacina e Cufaro (sic Cuffaro n.d.c.), la B. C. Film tanto per intenderci. che inaugurò e concluse in quell’anno una serie di film salgariani realizzandone due, sotto l’imperversare dei bombardamenti alleati. Dirigeva Elter un po’ estroso e scorbutico. Le nuvole erano il suo incubo: non erano mai di suo gusto. E finì con rincupirsi sul serio il cielo per più giorni. Eppure neanche i più atroci bombardamenti lo fermarono nella sua estasiata e famelica ricerca di luoghi. A lasciarlo fare avrebbe girato ogni inquadratura in un luogo diverso, Assecondato dal nugolo di gente che s’appassionava a far la comparsa senza paga, pur di vivere sia pure per poco la effimera vita dei filibustieri. E Gli ultimi filibustieri ed Il figlio del Corsaro Rosso furono infatti i due film.
Sembrò allora che la Sicilia, martoriata dagli incessanti bombardamenti, volesse dimostrare la propria vitalità, che nel 1942 risorse su nuovi e vecchi progetti la Sicania Film, sempre per iniziativa dell’infaticabile Paolo Bonci. Gente molto in vista a Palermo finanziò l’impresa. I « tecnici » erano tutti degli appassionati di cinema, gente che aveva, colla la macchina da presa, la stessa dimestichezza che un prete può avere col suo breviario. Fra tra questi Pino Mercanti, alla sua prima vera prova di regista ma con sulla coscienza, in bene o in male, una serie infinita dì documentari. Nacque così All’ombra della Gloria. Ma alla mancata compiutezza artistica del film contribuì l’incessante martellare delle micidiali incursioni.
Poi la guerra con il suo corso inesorabile trasportò le prime linee nella nostra isola. Non ci fu tempo di far del cinema. C’era appena il tempo di metter fuori la testa, dagli infidi ricoveri anti-bombe. Adesso la guerra è lontana nel tempo se non nel nostro ricordo, sempre vivo in noi ed ai nostri sguardi con i molti palazzi sventrati, coi tratti di muri scheletrici tesi verso il cielo ad implorar chissà quale grazia. Ed i produttori continentali non scesi a stringer la mano ai nostri. Di separatismo non se ne parla più. La Tony’s Film di Roma associata alla Cochlea Film di Palermo ha prodotto Richiamo alla vita un dramma moderno interpretato da Gora e dalla Carmi.
Intanto rinasce ancora una volta, ma più vitale di prima, la Sicania Film, trasformatasi in O. F. S. (Organizzazione Filmistica Siciliana) con una preparazione industriale e tecnica accurata. S’è pensato giustamente che in momenti cosi difficili per il cinema italiano, poter diminuire le spese di produzione significa propinargli dell’ossigeno ridandogli speranza di vita. Così il primo pensiero dei dirigenti è stata un’organizzazione attenta e curata insieme ad una oculata scelta del materiale tecnico necessario affinché qualunque cinematografaro che voglia fare un film possa venirne quaggiù con la sola valigia degli effetti personali e possa lavorare con calma nelle migliori condizioni ambientali. La O. F. S. che ha messo in cantiere Turi della tonnara interpretato da Otello Toso, Amedeo Nazzari, Mariella Lotti, nasce con un programma di produzione definito: quello dì realizzare film che mostrino il vero volto della Sicilia. Polemica? Forse. Certo, tentativo di guardar dentro noi stessi per veder finalmente chiaro se il cinema sappiamo farlo anche noi.
Un altro progetto c’è, e grandioso anche. Ma sono stati stanziati già 80 milioni ed i lavori iniziano. Si tratta dì trasformare due immensi hangar da dirigibile in otto teatri di posa che saranno fra i più grandi d’Europa. Tutto intorno, una corona di casermette sui 4 mila metri quadrati di terreno ospiteranno tutti i servici. C’è anche prevista una pensione moderna dì 15 camere.
Conclusioni. S’è fatto poco ma discreto in passato. Si sta facendo poco anche adesso ma buono. Sì farà molto e bene domani. quando il meraviglioso parco della prossima Favorita Film e gli stabilimenti della O. F. S. potranno ospitare buona parte della produzione filmistica italiana, potranno ospitar tecnici ed attori d’ogni regione che. insieme, sotto il nostro meraviglioso cielo, ridaranno al cinema nazionale un mito, una caratteristica, una personalità. La genialità del Nord, lo spirito mordace del Centro, la passione del Sud. influiranno quaggiù sul vero film italiano, perché il cinema siciliano non è separatista.
A.S.