
Milano Gennaio 1911. Il conte Giuseppe Visconti di Modrone ci scriveva : « Artisti e rivista valgono tanto tanto poco ma hanno il merito (unico) di saperlo. » Artisti e rivista, invece, non valgono poco; tutt’altro. Chi sa il giuoco… me io insegni del conte Giuseppe Visconti di Modrone, rappresentato la prima volta nella sera di lunedì scorso nel grazioso bianco teatrino della sua casa in via Cerva, 44, a Milano, e ripetuto in qualche sera successiva (sempre a scopo di beneficenza), è una « rivista » graziosissima, con delle vere trovate. La folla di dame e di cavalieri, che lunedì sera batteva le mani, aveva ragione: era entusiasta con ragione. Le batteva per primo S. A. R. il Conte di Torino, alla cui cacce d’Africa (non strombazzate come quelle d’un noto ex presidente americano), uno dei personaggi della rivista fece un’allusione garbata e giusta.
La «rivista» è in tre atti. E’ strettamente una rivista da salotto, non da grande teatro; è quindi, questo, uno de’ suoi pregi. La misura, difficoltà massima in tutto, ma specialmente in simili produzioni, qui, nella piccola « rivista » (così s’intitola) è conservata con garbo squisito. Neppure le « personalità » potrebbero offendersi di caricature, che le farebbero ridere per le prime, come fecero rider tutti.
Furono colti bene i punti essenziali, caratteristici del 1911. La scelta rivela un artista d’accorgimento pronto. Era così facile ripetere altre riviste (quella dell’anno scorso, ecc.)! era così facile fermarsi su accessori poco importanti! Una vera trovata è « la donna moderna » rappresentata con tanta scioltezza e brio dalla contessa Carla Visconti di Modrone. Una caricatura dell’affaccendatissimo femminismo moderno, che sa tutto, fa e disfa tutto, comanda a tutto. Altra trovata è il colloquio cantato per telefono. L’indiavolato signor Bruno Arkel, cantando in falsetto, tingeva da cantore innamorato…. a distanza. Alcuni motti di spirito sono felicissimi. Certi critici lividi (dove non ci sono critici lividi?…) dissero che i motivi della Secchia rapita sono tutti presi da vecchie opere. E uno dei personaggi della rivista esclama : « Se fosse vero, la secchia sarebbe due volte rapita! »
Il «coro degli angeli» è un vero incanto: una visione di luce. Quante bellezze!… Ma quante, per tutta la sera, sulla piccola scena, e nella platea e nella loggia! Milano ebbe due famosi periodi di bellezze muliebri: nel Regno Italico e nel Cinquantanove. Ora ha il terzo. Fra le geniali esecutrici furono notate la signorina di Villahermosa e la signora Baslini; e fra gli esecutori il conte Giuseppe Visconti di Modrone che gareggiò con loro, spiegando un gran brio nella parte riserbatasi e che formò il piatto più solido della ricca imbandigione. La musica è tolta da vari autori (tutto un rapimento!) e applicata con molta proprietà alle varie vicende dell’azione vivacissima. I costumi ricchissimi (alcuni capolavori di sartoria e d’arte) e i giuochi di luci compirono il grande successo.
Meravigliose certe truccature: quelle del sindaco di Roma, Nathan, dell’ex-sindaco di Milano, Bassano Gabba, e dell’on. Luzzatti perfette. Ne va il merito al conte Emanuele Castelbarco, uno dei giovani più di spirito, che si limitò questa volta a quei piccoli prodigi umoristici. Insomma, uno spettacolo che esce assolutamente dallo Charity-sport per entrare a bandiere spiegate nell’arte.
Non sarà inutile ricordare che le «riviste» fiorenti già in Francia al tempo del secondo Impero, cominciarono da noi subito dopo la guerra del 1866, col Se sa minga d’Antonio Scalvini, rappresentato prima a Milano, poi nelle altre città con successo clamoroso; ma anche, in questo genere, (lasciando da parte Aristofane, che non c’entra !) abbiamo fatto bei progressi…. e ne faremo ancora! Il genere diverte: tiene allegra la ville et la cour.
R.B.
