Luchino Visconti: «L’intonazione, la musica del dialetto siciliano contribuiscono enormemente alla riuscita e alla musicalità del film »

La terra trema. La Cinematografia Italiana 1948
La terra trema. La Cinematografia Italiana 1948

Venezia 1948. Visconti è stato intervistato da un reporter della Radio di Zurigo e ha risposto a una cospicua raffica di domande di carattere prevalentemente tecnico, a Zurigo si parla il tedesco e pare che i radioascoltatori di lì abbiano una mentalità piuttosto scientifica. L’intervista è stata comunque di un certo interesse, sopratutto in considerazione di quanto si è detto, scritto e polemizzalo sul film La terra trema.

Visconti ha dichiarato di aver lavorato senza sceneggiatura, tuttora non ne esiste una, perciò la lavorazione è stata particolarmente difficile e complicata, come sempre quando si deve improvvisare. Visconti ha precisato che un lavoro impostato in questa maniera regge solo quando uno sa dove vuole arrivare, ha cioè un’idea precisa per la quale va ricercata una forma cinematografica.

La difficoltà poi di realizzare un film senza attori è notevole. Visconti ha guidato gli interpreti del suo film, tutti autentici pescatori di Aci Trezza, seguendo un istinto d’arte. D’altronde come avrebbe potuto essere interpretata da attori professionisti una documentazione così autentica della vita dei pescatori di Trezza?

La loro vicenda, così quotidiana e autentica, per essere credibile, doveva valersi di personaggi che la vivessero veramente, giorno per giorno. Non era possibile ottenere che attori per quanto bravi si immedesimassero nelle vicende della famiglia Valastro, quanto i Valastro stessi, personaggi reali che interpretavano solo la vita propria. Sopratutto in un film che è tutto al servizio di questi personaggi reali.

Visconti si augura che questi suoi interpreti non attori abbiano reso quanto era nella sua intenzione, spera che il pubblico sentirà il film, e se il film non sarà sentito la riuscita non sarà, malgrado Venezia, cosi buona come il Visconti spera. Riuscita significa per il regista un legame d’affetto, di profonda simpatia umana tra il pubblico e i Valastro, i suoi personaggi tanto più credibili, quanto maggiormente vivi e veri.

« Ho incontrato molte difficoltà — afferma il regista — durante il mio lavoro in Sicilia, veramente tante, che sono andate appianandosi piano piano, vale a dire fino a quando, a poco a poco, tutto il paese ha incominciato a collaborare e a recitare il film…»

Richiesto dal suo radio intervistatore se non era un ammanco per il film il dialogo, interamente in dialetto siciliano, il Visconti risponde così: « Non credo, perché la cadenza, l’intonazione, la musica del dialetto siciliano contribuiscono enormemente alla riuscita e alla musicalità del film. La colonna sonora non potrebbe essere in un’altra lingua. Vedendo questi personaggi non si può sentire che questa parlata. Come una tragedia greca non si dovrebbe sentire che in greco. C’è solo uno speaker che serve da ponte tra un’azione e l’altra, che chiarisce certe situazioni e ne prevede altre, legando così tutto il film. Ho evitato i sottotitoli perché danno fastidio, rovinano la fotografia e l’inquadratura. Le versioni del film per i diversi paesi, avranno lo speaker nelle varie lingue ».

Qui l’intervista con Visconti finisce e inizia quella con le due sorelle Giammona, le due protagoniste, che dicono di voler bene al loro film e di essere state emozionatissime la sera della prima. « Avevo voglia di piangere — dice la più grande, e la più piccola, ha sedici anni, dice anch’io ».

Myriam Zolli
(Anteprima n. 30, novembre 1948)