Roma, gennaio 1952.

Mille invitati e novecento erano piovuti dal cielo, a casa Scalera per Capodanno; molti bicchieri rotti e molti cari “ricordi di famiglia” irrimediabilmente scomparsi.

Più tranquilla la celebrazione del primo dell’anno nella bella casa del noto operatore Aldò; ivi panettone, torrone, champagne Piper 1942 e Luchino Visconti, Primo Zeglio, Paola Barbara, Jacques Sernas, Vittorio Trentin e la sua bellissima signora, il direttore di produzione Silvestri e Zlatoroff, il vivacissimo Alvaro Mancori, meglio noto come Alvaretto, il nobile Franco Zeffirelli, la fulva Aida Marchetti, l’attrice francese Helen Remy, che avete conosciuto in Parigi è sempre Parigi e che Moguy ha “scoperto” in una via del centro, e otto giovani speranze dell’arte fotografica italiana, tutti discepoli del grande Aldò. Quella sera si parlò di tante cose e tra l’altro dell’immenso affetto che Memo Benassi nutre per Paola Barbara, della bella casa di campagna di Luchino Visconti dove, lontano dall’oppressione della città, non solo si possono distendere i nervi, ma si possono fare anche, ogni mattina, delle saluberrime cavalcate su puledri di razza. Si parlò anche dell’astuzia di un signore della censura il quale osservando, con malcelato orrore, che in una scena di Bellissima Anna Magnani faceva una iniezione ad una fiorente popolana, particolarmente dotata, consigliava, per salvare la morale degli “adulti con riserva”, di sollevare un po’ il lenzuolo sul fotogramma in modo da nascondere quella parte sia pure essenziale del corpo umano.

A questo punto, prima di inviare il solito telegramma ad un illustre amico, vogliamo parlare ai lettori di un miracolo compiuto da una bambina, Tina Apicella, la piccola, adorabile, protagonista di Bellissima. Il papà di Tina, cinque anni fa, era andato in Francia con un’altra donna, lasciando sola la piccola e la sua mamma, poche settimane fa, sfogliando una rivista francese, il signor Apicella vide e riconobbe il volto della sua bambina: si avvicinava il Natale, le Feste, il pensiero della casa e della famiglia gli serrò il cuore. Un desiderio e uno struggimento! E tornò. Anche una bambinetta può fare miracoli.

Ed ora preghiamo la gentile tenutaria dell’Ufficio Postale di Via delle Vestali n. 4 di voler accogliere il seguente telegramma che le porgiamo su un piatto di argento finemente cesellato:

Luchino Visconti – Via Salaria – Roma. Caro Luchino, sei infastidito da incomprensione censura. Stop. Consolati, sei un grandissimo regista e poi ti comprendono gli amici. Tuo.
Giuseppe Perrone
(film d’oggi)