Roma, 23 novembre 1952
Giorni di gloria vuole essere una testimonianza sulla lotta che ha visto uniti gli italiani di ogni classe e categoria sociale per liberare la patria dallo straniero. È lo spirito della resistenza — lo stesso spirito che animava e faceva combattere fianco a fianco l’operaio comunista, l’intellettuale liberale, il sacerdote, il generale badogliano — che noi ritroviamo in questo film realizzato da uomini di cinema di idee politiche diverse. In Giorni di gloria, cineasti come Visconti, De Santis, Pagliero, Serandrei si sono trovati a lavorare insieme, a comporre (forse è il termine più esatto) una opera in cui, pur riaffiorando qua e là la diversità degli stili, si è raggiunta una unità d’intenti e di linguaggio.
Prodotto da Fulvio Ricci in collaborazione con il Ministero dell’Italia occupata, l’idea di Giorni di gloria è maturata quando ancora il Nord Italia era occupato dalle divisioni di Kesserling e il CLN si preparava all’insurrezione nazionale. Appena Roma venne liberata, Pagliero, che era stato assistente di Rossellini in Desiderio, effettuò le riprese alla Fosse Ardeatine della riesumazione dei cadaveri dei martiri. Visconti seguì invece il processo Caruso, di cui riprese le scene del linciaggio di Carretta. Alcune sequenze vennero riportate dalla Nostra Guerra di A. Lattuada. Altro materiale fu girato da Giuseppe De Santis, mentre ad operatori partigiani del Nord d’Italia si devono le riprese dell’insurrezione di Venezia, Genova, Milano, Torino, ecc. Il compito, veramente arduo, di coordinamento e montaggio del materiale girato, venne affidato a Serandrei, mentre il commento fu scritto da Umberto Barbaro e da Umberto Calosso, due uomini — cioè — dell’antifascismo militante, pur se appartenenti a correnti ed ideologie diverse.
Giorni di gloria segue le varie fasi della resistenza, dai suoi immediati precedenti storici sino alla fase conclusiva. Così nel film ci viene mostrata come è nata la resistenza, il formarsi delle prime bande di sbandati e di renitenti alla leva, la costituzione dei Gap, le azioni partigiane, la formazione del CIL, la stampa clandestina, gli scontri con il nemico, gli scioperi nelle città operaie, i massacri compiuti dai nazifascisti, l’insurrezione vittoriosa dell’aprile 1945.
Non si tratta però di una pura e semplice cronistoria, né una sistemazione più o meno organica di fatti realmente accaduti. Giorni di gloria va al di là dei fatti stessi. Immune da ogni ombra retorica, il film contiene momenti di particolare bellezza e di intensa drammaticità.
Qui sono i fatti che parlano, colti con sapienza nella loro essenzialità, scarni, tipici. Come non ricordare la forza drammatica dei primi piani delle donne dei caduti alle Fosse Ardeatine che raccontano avanti all’obiettivo della macchina da presa la storia dell’arresto dei loro cari? (…) Come dimenticare le immagini che ci riportano le strade delle nostre città l’8 settembre, i convogli di treni carichi di soldati stanchi di combattere una guerra non sentita, desiderosi niente altro che tornarsene alla propria casa? Così potremmo continuare citando certe descrizioni di vita partigiana, i bivacchi, le azioni, ove l’elemento individuale, il particolare è strettamente fuso in un quadro collettivo di ampio respiro. In Giorni di gloria riviviamo veramente i giorni del riscatto della nostra Patria, l’atmosfera, l’aria di quelle giornate. Ed ecco le epiche immagini dell’insurrezione popolare con le sparatorie di casa in casa, nelle strade viscide di pioggia. Questa insurrezione che si trasforma gradualmente in un grande festa, in una sfilata cui partecipano tutte le divisioni, le brigate delle varie zone e regioni del Nord.
Con questa lunga sequenza ariosa, piena di entusiasmo e di gioia si conclude il film. « I partigiani sono scesi dalla montagna — dice il commento — ma la resistenza continua ancora, per realizzare un governo di unità nazionale, per la ricostruzione e la rinascita della Nazione ». Nell’appello finale è contenuta la sostanza ideologica del film, che è in fondo l’essenza stessa di quel complesso e importante fenomeno della vita nazionale che è stata la resistenza. Forse oggi a distanza di alcuni anni e dopo tanti avvenimenti politici, questo messaggio ci può sembrare inattuale, quasi venato da una forma di utopismo. Ma, malgrado le varianti apportate nella vita politica del paese, il messaggio di Giorni di gloria rimane sempre valido. Proiettando questo film al nostro Circolo del cinema noi vogliamo riproporlo agli esercenti e alle case di noleggio. Più di ogni altro vogliamo riproporlo a quanti sono addetti all’educazione della gioventù, affinché esso possa essere proiettato nelle scuole, nelle Università, nelle piazze, ovunque, come testimonianza, insegnamento e monito.
M. Argentieri
(dal programma della serata)