Milano, febbraio 1950
Convinti che sia utile conoscere l’opinione dei critici, ma utilissimo conoscere quella del pubblico, ospitiamo in questa rubrica le critiche inviateci dal pubblico, che ci sembrano interessanti. Ogni settimana, la critica ritenuta migliore verrà compensata con mille lire. (…) Questa settimana il premio di mille lire è stato assegnato a Vittorio Taviani, Via S. Andrea, 22 – Pisa, per la recensione del film La terra trema:
Luchino Visconti, portandosi fra i pescatori di Aci Trezza, ha ripreso la grande storia del Verga. La terra trema ci dice infatti la tragedia di una famiglia che volle ribellarsi al destino. Ma se simili nel loro insieme sono le vicende delle due opere, opposto ne risulta l’assunto.
Sul mondo verghiano non piove alcuna luce: non la speranza di un progresso, non la fede in una Provvidenza. Visconti invece sottolinea la possibilità e soprattutto la necessità del riscatto.
‘Ntoni Malavoglia dalle sue sofferenze trae l’insegnamento che la vita è dominata da una legge inconoscibile agli uomini, e chi vorrà infrangerla ne sarà infranto. ‘Ntoni Valastro invece raggiunge la convinzione che il male è individuabile, quindi sopprimibile. Al contrario della creatura del Verga egli è insomma un vincitore: perché ha conquistato la coscienza dell’ingiustizia della propria condizione di schiavo.
Per esprimere questa sua vastissima concezione, Visconti si è valso di un tono adeguato. Il film ha un’andatura sostenuta, solenne, da rappresentazione sacra. « Con la Terra trema » ha detto Aristarco « il neorealismo diventa stile ». Alla fotografia dimessa, da giornale cinematografico si sostituisce una fotografia attenta ai valori rigorosamente pittorici (in certe composizioni sono avvertibili le influenze di tanta pittura moderna, da Modigliani a Casorati). Visconti parla ancora delle umili cose di ogni giorno, ma su di esse si indugia la « camera », che pare voglia « fissarle » per la eternità. Il tono cronachistico del primo neorealismo tende a divenire e si fa ora, nei momenti migliori, epico.
In questo senso riteniamo, modestamente, anche noi che l’importanza de La terra trema stia soprattutto nell’aver indicato alla scuola italiana del dopoguerra una nuova via.
Abbiamo detto « indicato ». La terra trema, infatti, nonostante i suoi alti pregi, non è un’opera in sé compiuta. L’autore di quel capolavoro « cinematografico » che è Ossessione, ha questa volta trascurato uno degli specifici filmici, il montaggio. Presa, alla maniera di Eisenstein, una grande quantità di splendido materiale, Visconti non ha saputo coordinarlo. Il film non pare dettato da una continua necessità narrativa, le varie sequenze non si susseguono per una loro intima dialettica. I passaggi attraverso dissolvenza, inoltre, se alcune volte hanno una loro specifica funzione drammatica, a lungo andare denunciano la formula, una incapacità inventiva. Di questa frammentarietà, dovuta anche a certe lungaggini ed ai numerosi tagli inferti all’originale (le tre ore di proiezione si sono ridotte ad un’ora e tre quarti) risente principalmente la figura del protagonista: i suoi « passaggi » psicologici e quindi tutta la sostanza ideologica dell’opera risultano poco evidenti.
La maggiore validità artistica di La terra trema sta infatti in ciò che essa ha di più verghiano. Visconti raggiunge un tono altamente poetico quando ci parla dei pescatori perduti nella loro fatica quotidiana, figure mitiche che non sorridono né maledicono. Il film assume allora una risonanza corale: gli scogli, i muri di pietra, le barche, il cielo diventano i protagonisti dell’immutabile dramma della vita. Visconti insiste su alcuni motivi: il mare, la famiglia, l’amore in special modo. Vicino alla sua donna, ‘Ntoni ha bisogno di luce: ed il suo parlare è sforzato, ma non penoso: scherzoso, anzi; ed onduleggiante, come l’anima in festa, è il suo passo. Ma accanto a quella di ‘Ntoni, sul film grandeggia la figura di Mara: attraverso la quale Visconti rivela un’alta pietà per gli amori che la vita ha stroncati, riducendoli ad un nascosto tormento interiore: amori, questi, più profondi, perché sofferti, non « goduti ».
Liberato dallo « speaker », La terra trema appare oggi sui nostri schermi splendidamente doppiato.
Vittorio Taviani
(Hollywood)