Una meravigliosa nube impalpabile…
« Io penso che l’ambizione di Visconti fosse soprattutto la restituzione psicologia dei personaggi e dell’ambiente, del momento storico in cui vivevano. Si è fatta poi tanta retorica. Adesso tutti hanno lavorato con Visconti, tutti i suoi assistenti. Prendiamo Morte a Venezia, il film che ho più amato di Visconti. Tutti i costumi femminili erano autentici, rimaneggiati da Tosi, ma il punto di partenza era assolutamente autentico ».
« E l’idea di rappresentare la madre di Tadzio secondo gli abiti, le attitudini della madre di Visconti? ».
« Beh, insomma, non esageriamo… Era la mamma di Visconti come tante altre signore dell’aristocrazia che portavano queste chilometriche perle e chi ci giocava a destra e chi ci giocava a sinistra. Ora hanno talmente romanzato tutto. Aaaaah Visconti! Ma in Visconti era naturale. Insomma il tema del film è incentrato sulla bellezza. È la storia di un uomo che improvvisamente trova la sua psiche, e forse anche qualcosa in più della sua psiche, innamorata di un ragazzino che rappresenta la bellezza greca. Su questo logicamente il contorno deve essere di prima qualità. Poteva mica far vedere gobba la mamma di Tadzio, la madre doveva essere la madre di quel bambino. Visconti veniva da una grande nascita, sua madre era una delle donne più eleganti di Milano. Se per il personaggio della Mangano, Visconti abbia trovato una ulteriore ispirazione nei ricordi di sua madre, questo penso gli sia venuto naturale… Certo la madre di Tadzio è tutta avvolta in questo tulle-malines, che era una qualità che faceva parte dell’eleganza di Carla Visconti Erba. Le donne, à detto anche in Proust, si avvolgevano in questo tulle che ormai non si trova più perché, capisce, la seta doveva essere talmente straordinaria e poi bisognava usare certi macchinari che sono andati distrutti col tempo. Quel tulle diventava una meravigliosa nube impalpabile… che dopo un’ora era uno straccio da cacciare via! E difatti le signore che andavano ai balli si portavano dietro al cameriera perché di tanto in tanto potesse ridare al tulle una incartata, così ».
tratto dall’intervista di Pier Vittorio Tondelli
(Chorus, settembre 1990)