Aprile 1950. (…) La terra trema di Luchino Visconti e Ladri di biciclette di Vittorio De Sica sono le opere più compiute e importanti del nostro cinema proprio perché, al di fuori di ogni classificazione di comodo, poggiano in particolare modo su una verità artistico-umana: essa non “fotografano” la vita, ma esprimono con sincerità poetica personaggi azioni sentimenti: i moti vivi, cioè, che appartengono alla visione degli autori. Ed è il rinvenimento di questo mondo che conta, più che stabilire ad esempio un ambiente geograficamente intenso. I “panni sporchi” (uomini e cose) non hanno nazionalità né confini. La famiglia Valastro simboleggia infinite famiglie analoghe di pescatori costretti alla miseria. I protagonisti di Ladri di biciclette (Bruno, Ricci, la moglie, il ladro), sono personaggi di una condizione umana: che è quella dei poveri. Nella “mafia” di In nome della legge (film che indica una via valida per una nostra cinematografia media, di dignitoso artigianato), si identificano, ad esempio, i fuori legge del West, e nel pretore Guido Schiavi il classico sceriffo, nel signorotto feudale certi avventurieri del Texas: tanto è vero che più di uno ha parlato, di fronte al film di Germi, di genere Western, cadendo peraltro in equivoci. Cambiano i nomi, certe caratteristiche, ma la sostanza è sempre la medesima; e simili problemi umani e sociali. Ed anche per questo i tre film non andrebbero giudicati, a rigore, in proporzione diretta alla ambientazione più o meno fedele alla realtà geografica: pensi, appunto, alla verità artistica di una ambientazione universale e al contempo personale: non alla Roma o alla Sicilia nei loro limiti naturali, ma ad una Roma di De Sica e alle Sicilia di Visconti e di Germi, nelle quali si possono identificare altre città e altre regioni e isole con analoghi problemi da risolvere. La Roma di De Sica infatti, e i suoi luoghi più caratteristici, potrebbero essere Parigi e la sua periferia; Acitrezza l’isola di Aran, il paesino di Germi un qualsiasi villaggio di pionieri americani. In virtù di questo significato universale, e particolare, La terra trema e Ladri di biciclette assumono un più vasto valore, e la Sicilia di Visconti e la Roma di De Sica sono più vere della stessa Sicilia e di Roma. Tutto gravita intorno ad un unico moto vivo: la fusione del fatto umano con lo stile. La terra trema è rivoluzionario nel segno che segna una data e indica una via: nel senso cioè che precorre i tempi nella sua concezione umana e stilistica. Tra dieci, quindici anni, il film di Visconti sarà certo più attuale di Ladri di biciclette.
Sembra comunque che molti critici non si siano accorti di questa e di altre cose ancora: degli equivoci accennati e del fatto, ad esempio, che Cielo sulla palude vuole essere il contraltare di La terra trema: un contraltare, nonostante i suoi indubbi pregi pittorici, in definitiva fallito. Genina non sviluppa storicamente il suo soggetto, non va alla ricerca di quei complessi fenomeni che danno corpo al fatto umano: all’indagine introspettiva egli preferisce una descrizione non tanto in funzione del racconto quanto volta ad esercitazioni calligrafiche. Il tempo stabilirà se la nostra posizione, specie nei confronti di La terra trema, sia più o meno esatta.
Guido Aristarco