Ho avuto occasione di sentire alla radio nella rubrica Appuntamento alle 10 un critico cinematografico, del quale non ricordo il nome, affermare che il film di Fellini La strada è un film neo-realista. A me pare che non sia esatto perché i protagonisti del film sono irreali o tutt’al più eccezionali. Desidererei in proposito una risposta di Luchino Visconti e, se non chiedo troppo, un’altra dello stesso Fellini.
Giuseppe Morlando
Sant’Antimo (Napoli)

Luchino Visconti: « Penso che in sostanza il lettore abbia ragione. La strada non è per nulla un film neorealista. Mi sembra piuttosto che i personaggi abbiano una natura di eccezione, e che si tratti di una vicenda campata più sull’astrazione che non sulla realtà. È un film che probabilmente apre una nuova strada: una specie di neo-astrattismo. È sottinteso che al termine neorealismo io do il significato che persone più autorevoli di me in questo campo hanno ormai stabilito essergli proprio ».

Federico Fellini: « Quale sia il significato che persone “più autorevoli” di Visconti abbiano ormai stabilito esser proprio  al termine neorealismo, io non so: ne mi consta un intervento che si possa dire storiografico, e quindi almeno terminologicamente sicuro, sulla questione. Sono però certo che il termine “neo-astrattismo” usato dall’autore di Senso a proposito del mio lavoro, è quanto di più inesatto si potesse inventare: se Visconti usa “astrattismo” nel senso corrente della parola a proposito dell’operazione artistica, mi pare che ci sia una contraddizione in termini, poiché  nulla è, per definizione, più “figurativo” del cinema (mio ed altrui).
Se invece il termine astrattismo è usato in un senso generale o generico allora lo sbaglio è veramente sostanziale (e forse non privo di malafede): io penso che non si possa immaginare niente di meno astratto del mio modo di lavorare: il mio rapporto  col neorealismo (su cui mi sono formato) è appunto un abbandono totale ai suoi dati, senza nessun schema né sociologico né estetico: non sta a me, naturalmente, giudicare i risultati di questa dedizione assoluta al mondo che mi riempie sensi e anima: so soltanto che se una via nuova è indicata da un film come La strada è appunto il superamento di ogni schema (d’impegno o di gusto) esauritosi nel corso della breve storia del neorealismo, da Roma città aperta agli ultimi epigoni: e quindi il superamento di ogni astrattismo, per un’aspirazione, magari rischiosa, ma personale, ma piena ».

(Cinema Nuovo, 1° settembre 1957 – archivio in penombra)