Come nacque l’idea di Senso? Apparentemente in modo del tutto fortuito. Luchino Visconti e Suso Cecchi D’Amico stavano lavorando alla sceneggiatura di un film che doveva trattare del matrimonio cattolico, dal titolo provvisorio Marcia nuziale, quando la Lux, che avrebbe dovuto realizzarlo, rinunciò al progetto. Le obbiezioni degli uffici di censura preventiva, i dubbi sopravvenuti sull’interesse che un pubblico internazionale avrebbe potuto avere per un problema tanto cattolico e latino, furono i motivi della rinuncia. Però la Lux voleva ugualmente realizzare un film diretto da Visconti, e l’Avv. Riccardo Gualino desiderava fare un tentativo abbastanza nuovo in Italia, e cioè di un film «spettacolare ma di alto livello artistico ».
« Ci trovammo così — lasciamo la parola alla D’Amico — a fare delle proposte. Presentammo cinque idee (1), una di queste era la novella di Boito ch’io ricordavo di aver letto nella piccola raccolta curata da Giorgio Bassani (2) e di averne parlato col Bassani stesso.
L’Avv. Gualino scelse tra le nostre proposte quella di Senso. Dato che, come dicevo, io avevo conosciuto questo lavoro attraverso Bassani, ritenni un dovere, oltre che un piacere, invitare Bassani a collaborare con noi a una fase del lavoro di sceneggiatura.
Quando parlammo con Bassani venimmo a sapere ch’egli stesso aveva proposto un tempo al produttore Theodoli di fare un film tratto da Senso. Theodoli aveva per un momento pensato di realizzarlo affidando la regia a Mario Soldati e aveva acquistato i diritti della novella stessa.
Andai io stessa a parlare con Theodoli per sapere se avesse definitivamente rinunciato al progetto, e soltanto dopo avere avuto la sua assicurazione in questo senso e quella di Soldati, incominciammo a lavorare a un primo adattamento del soggetto. Il soggetto che ci eravamo proposti di tracciare in una ventina di cartelle diventò invece già nella prima stesura un trattamento di un centinaio di Pagine. Quel trattamento rispecchiava esattamente la meccanica di quella che è stata poi la prima sceneggiatura. Consegnato questo soggetto-trattamento passammo alla fase di sceneggiatura. A questo punto, oltre Bassani, che Visconti ed io avevamo richiesto, entrarono a far parte delle riunioni di prima sceneggiatura Giorgio Prosperi e Carlo Alianello che ci furono proposti dalla Lux; Alianello, ben noto scrittore che ha trattato argomenti vicini al Risorgimento, doveva avere soprattutto la funzione di consulente storico.
Le riunioni con questi collaboratori si svolsero, come ho detto, dopo la stesura del trattamento e prima dell’inizio della sceneggiatura vera e propria. Alianello scrisse per noi un proposta con tutto il pezzo della battaglia (data con Ussoni che deve attraversare le linee). Il pezzo prevedeva uno sviluppo della parte di guerra molt superiore a quello che ha poi avuto nella sceneggiatura e nella realizzazione. Il giovanotto che accompagnava col calessino Ussoni era un personaggio che moriva durante il viaggio avventuroso… ».
L’elaborazione della prima sceneggiatura avvenne nell’aprile del 1953. Il titolo provvisorio era già Senso, ma si era pensato anche di chiamarlo I vinti e Custoza, oltre che Uragano d’estate.
Il lavoro fù compiuto a due, « tra Visconti e me » come dice la D’Amico. Era un testo ampio, diviso in 104 scene.
(1) Tra queste, era compresa quella di un film sulla storia di Napoli, Posillipo, di cui fu buttato giù rapidamente il soggetto.
(2) Boito, Il maestro di Setticlavio, a cura di Giorgio Bassani, Colombo Editore, 1954. Con felice introduzione critica dello stesso Bassani. Nella raccolta è compresa anche la breve novella Meno di un giorno, che fece parte del gruppo letterario di Altri tempi di Blasetti.