A Milano, Luchino Visconti volle spiegare il film (che non aveva nessun bisogno d’essere spiegato) e ne chiarì i due significati: uno evidente nel film, in quel problema d’una maggiore giustizia, nel caso specifico, tra grossisti e pescatori; l’altro, simbolico anche nel titolo La terra trema che ricorda una pagina, l’ultima, di Germinal, di Zola. quando Stefano il minatore abbandona il paese di Montsou, vinto ma non domo, e sente i colpi dei compagni sotterra, di quei compagni che avevano tentato con lui lo sciopero: « Anche il loro era stato un colpo di spalla alla società cadente… Essi ne avevano sentito la scossa sotto i loro piedi, e presentivano vicine altre scosse rinnovantesi sempre, finché il vecchio edificio sconnesso s’inabissasse… ». Da cui si vede che Zola e Visconti nel lanciare un mònito apocalittico si eran valsi pressoché della stessa immagine di convulsione sismica, ma se Zola era stato più possente e accanito, Visconti fu più artista e abbandonato il seme della discordia e la voglia della polemica a chi avesse buona o cattiva volontà di indagare nel suo film, e magari di fare il processo alle intenzioni, volle soprattutto compiere un’opera di cui si potesse ragionare anche per l’avvenire, e specialmente per l’avvenire (ché questa è un’opera che col tempo acquista in pregio), per quelle qualità di regista sensibile e mai volgare né facile che già Ossessione aveva rivelato.

Però qui siamo su un piano diverso da Ossessione, con meno racconto e maggior studio dell’ambiente e dei tipi. Al punto in cui Verga aveva lasciato i suoi Malavoglia, subentra Visconti con ’Ntoni Valastro, e se i vecchi dicono ancora: « Sempre così è stato, da che io mi ricordo », ’Ntoni risponde: « E così non dovrà essere più! ». La ribellione di ’Ntoni alle pretese dei grossisti è tuttavia isolata, non vi partecipa tutto il paese, sicché più che dall’esasperazione dei pescatori questo episodio di perturbamento nelle tradizioni sembra venire dall’iniziativa del giovane, di un piccolo commercio, per arricchirsi anche lui. « A nave rotta ogni vento è contrario » e una volta malconcia la barca, per gran burrasca, le cose si volgono al peggio contro ’Ntoni: disoccupazione, ingratitudine, miseria, la malattia di crepacuore del nonno, la fuga della sua ragazza, del fratello, la malavita della sorella, la perdita della loro casa, finché, preso per fame, egli deve tornare ai grossisti, come uomo di lavoro.

Altri vedranno nel nuovo remar di ’Ntoni un segno di fiducia in se stesso e di riscossa, ma l’ultima scena non vale quanto tutta questa. rappresentazione della vita grama a Aci Trezza cui lo spettatore partecipa, per l’evidenza di quei pescatori che s’improvvisano attori con la gravità d’antichi miti, attraverso la fotografia ampia e nitida di Aldo, e l’intuizione profonda di Visconti.

Gustone Toschi

Milano, febbraio 1950