La protagonista di « Ossessione » ricorda in un’intervista la storia del film che la rese celebre
Clara Calamai, di Prato. Debutta al cinema in « Pietro Micca » (1938) di Aldo Vergano, che la impiega in una particina di contorno. È adocchiata da Blasetti che la spoglia in altre particine di contorno (« Aldebaran » e «Ettore Fieramosca »). Nel 40 passa in mano a Fernando Maria Poggioli che la impiega nel primo ruolo significativo: è la donna che fa perdere la testa ad Adriano Rimoldi in « Addio Giovinezza ».
Una cosa è certa, Clara non sarà la diva acqua e sapone dei « telefoni bianchi », bensì la prima « femme fatale » del cinema del ventennio, rincorsa ma mai raggiunta da Doris Duranti, nonostante gli appoggi che quest’ultima godeva in alto loco. Nel 1941 Blasetti insiste, la prende per il ruolo di Ginevra nella « Cena delle beffe » e questa volta la fa spogliare di violenza da Amedeo Nazzari, in una inquadratura rapidissima, quasi subliminale, che tuttavia entrerà con tutti gli onori nella storia dell’erotismo cinematografico.
Breve licenza (con Alida Valli) in un film di Mario Mattoli che « parlava al cuore ». (« Luce nelle tenebre ”); un tuffo nella Malesia di Sabaudia per una pellicola salgariana del veterano Guazzoni, dove ella nel ruolo che oggi appartiene a Carole André, si trova per la prima volta accanto a Massimo Girotti; poi la grande stagione del 1943, che coincide con le sue interpretazioni maggiori nei film migliori: « Le sorelle Materassi » di Poggioli (da Palazzeschi) e « Ossessione ». Due film, tuttavia, che, usciti alla vigilia della caduta del fascismo, pochi hanno visto.
« Non credo mica tanto a questa storia. Forse sarà vera per « Le sorelle Materassi ». Ma per « Ossessione »? Pochi l’avranno visto; ma come spiegarsi, allora, il fatto che, da trent’anni, tutte le persone che incontro, sembra che non mi abbiano vista altrove se non in « Ossessione »? ».
Clara Calamai ci parla al telefono da casa sua, dove è costretta a letto, per una noiosa forma virale che la tiene bloccata.
Gli attori spesso vedono i film da un’ottica diversa da quella dei registi, per non parlare dei critici. Perciò le faccio una domanda, che, lì per lì può sembrare anche scema, ma che mi serve per tastarle (metaforicamente) il polso e sentire la sua reazione: « Che cosa ha significato per lei « Ossessione »? Un film tra i tanti o un film eccezionale? ».
Lei mi deve prendere effettivamente per scemo e, con educazione, mi chiede se sono molto giovane, vale a dire se mi occupo di cinema da poche settimane. Sono costretto a scoprire le carte. Comunque, mi risponde, com’è logico, che « Ossessione » è stata l’esperienza centrale della sua vita nel cinema.
— Ma Visconti a quell’epoca era un debuttante…
« Credo che un debuttante così preparato come Luchino, non si sia mai visto. Che cosa sapeva tirare fuori da noi attori, era incredibile! E, tenga conto che io inizialmente non ero affatto tagliata per quella parte. Era destinata ad Anna Magnani, solo che Anna era incinta di Luca e dovette rinunciare ».
— Il suo destino s’è incrociato un’altra volta con quello della Magnani, e in senso inverso. O mi sbaglio?
« No, non si sbaglia. Rossellini mi avrebbe voluta in « Roma città aperta », senonché io ero impegnata in « Due lettere anonime » di Camerini e, quindi, non mi fu possibile accettare ».
— Quindi, ci doveva essere un’affinità tra lei e la Magnani.
« No, lo. escludo. Anna era una grande attrice, nel senso più esteso della parola. Io no. Io non ho mai fatto teatro. O, meglio, l’ho fatto: solo in recite di beneficenza. Io non potrei mai interpretare, per pura abilità professionale, un ruolo che non sento, che non mi sia congeniale sul piano umano. Sarei un disastro. Ed è qui che ho notato la grande abilità di Visconti: la sua capacità di adattare il personaggio alla mia sensibilità. Con Luchino mi sentivo completamente libera ed era una esperienza meravigliosa ».
Clara Calamai, pur avendo interpretato egregiamente un film per nulla indegno, « Due lettere anonime », che oggi viene rivalutato, assieme ad altre opere di Camerini, non seppe durare nel dopoguerra, come, ad esempio, Alida Valli e Amedeo Nazzari, o il suo compagno di « Ossessione », Massimo Girotti. Scomparve presto. Fu ripescata dallo stesso Visconti, per una parte di carattere nelle « Notti bianche ». Poi, più nulla, sino al 1974, allorché fu scelta da Dario Argento per il ruolo dell’assassina in « Profondo rosso ».
« Un ruolo difficile, perché dovevo mimetizzarmi, in modo da non far mai prevedere l’esito della vicenda. Quindi, mi restavano poche alternative a disposizione. Anche per questo debbo dire che mi ha dato molta più soddisfazione il film successivo, « La peccatrice », dove interpretavo un ruolo nuovamente umano ».
— Però, « Profondo rosso » ha avuto più successo di « La peccatrice ».
« Sì, ma questo non vuol dire. Anzi, si figuri che dopo « Profondo rosso », ho avuto ben tre proposte per interpretare ruoli di assassina. Ho rifiutato evidentemente: non voglio proprio chiudere la mia carriera con questa specializzazione ».
Forse perché, aggiungiamo noi, il suo ruolo maggiore, la ormai mitica Giovanna Bragana di « Ossessione », fu quello di una donna che istigava un altro ad uccidere: Gino, il vagabondo suo amante. E lo faceva, per liberarsi della frustrante presenza di un marito grasso e volgare.
Callisto Cosulich
(Paese Sera, 26 gennaio 1976)