Vivo successo a Cannes del Gattopardo grande favorito per la vittoria finale
Applausi a tutti gli interpreti intervenuti alla manifestazione: Burt Lancaster, Paolo Stoppa, Romolo Valli, e soprattutto a Claudia Cardinale, che si è presentata vestita di bianco – Un gattopardo autentico in gabbia davanti al Carlton

Cannes, 20 maggio 1963

Saremo brevi, anche se si è trattato di una giornata importante, la più importante, finora, di questo festival oramai agli sgoccioli. Ma il film che ne ha determinato il successo, Il Gattopardo, è già perfettamente noto al pubblico italiano. L’opera di Luchino Visconti ha richiamato al Palais, per la prima proiezione delle ore 10,30, una folla enorme, appena superata da quella che mentre scriviamo sta assistendo allo spettacolo serale, dopo aver lungamente festeggiato, all’ingresso, il regista e i suoi interpreti: Claudia Cardinale, Burt Lancaster, Paolo Stoppa e Romolo Valli.

Poiché col sistema delle due séances, le buone giornate qui a Cannes si conoscono dal mattino, gli applausi che nella prima hanno sottolineato i passi più ispirati del film e la ovazione che ne ha salutata l’ultima immagine, ci permettono di dire che Il Gattopardo ha veramente assolto, anche in sede di cronaca, la sua parte di favorito. E se a questo successo (agevolato dalla notorietà di cui gode anche in Francia il romanzo di Lampedusa) aggiungiamo le buone impressioni lasciate dai film di Ferreri e di Olmi, prima ancora della platonica aggiunta di Otto e mezzo di Fellini, che conchiuderà fuori programma il festival, vediamo essersi avverata la previsione, del resto facile, che la partecipazione italiana sarebbe stata di gran peso in questa edizione,

Per Il Gattopardo o Le Guépard, Cannes ha ritrovato in piccola parte i suoi antichi estri festivalleri. Non che sulla Croisette si siano ostentati gattopardi come già si ostentarono uccelli per il film di Hitchcock: sarebbe stato impossibile. Ma il richiamo pubblicitario di quest’altro titolo zoologico non è andato disperso, e un gattopardo di numero (forse più gatto che pardo) è stato raccapezzato e messo in gabbia davanti al Carlton, con l’assicurazione che più tardi la bella Cardinale l’avrebbe condotto a spasso per la Croisette. L’attrice è giunta nel pomeriggio, alle 14, biancovestita, e tanto più attesa quanto questo festival è stato finora alquanto avaro di vedettes, e con Visconti e Lancaster (reduci da un’affollatissima conferenza stampa) è intervenuta a tarda sera a un sontuoso buffet freddo dato in loro onore agli Ambassadeurs.

Leo Pestelli

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Singolare sciopero di protesta al Festival de Cannes
È scoppiata la guerra fredda fra i fotografi e Il Gattopardo

Cannes, maggio 1963

La sala delle conferenze stampa al Palais des Festivals era ieri sera zeppa di gente che si era accaparrata un posticino già mezz’ora prima: tre o quattro radio, un nugolo di fotografi, un mucchio di giornalisti. Visconti era accompagnato da Burt Lancaster, Paolo Stoppa, Suso Cecchi D’Amico, e dal produttore Lombardo. In ritardo è arrivata Claudia Cardinale, giunta a Cannes poche ore prima scortata dalla sua segretaria stampa Madeleine Frey-Giannoli.

È stato chiesto a Lancaster come abbia fatto a impersonare la figura grandiosa, umana e arguta, intelligente e distaccata, sensibile e fiera del principe siciliano. Ha risposto che i siciliani, come popolo, li conosceva bene per averne frequentati molti a lungo in Little Italy, non conosceva gli aristocratici, ma Luchino gli ha detto « non preoccuparti, va in Sicilia a il Gattopardo ti verrà incontro ». La collaborazione di un attore intelligente come Burt ha permesso all’aristocratico (per sangue) Luchino Visconti di suggerire all’americano i gesti, le mosse, il tono di un nobile ottocentesco, il che non si può davvero dire del bel Delon.

Visconti, com’è noto, deve ora preparare l’episodio di Giuseppe e i fratelli per il film di De Laurentiis sulla Bibbia. Poi mettere in scena L’étranger di Camus, che considera forse il più gran libro della letteratura moderna. Quanto a Claudia Cardinale, sta girando La ragazza di Bube e poi interpreterà in Francia Les indifférents e Le cirque (con la regia di Frank Capra).

Lancaster ha detto che girerebbe volentieri altri film in Europa se fosse certo di avere buoni soggetti e dei bravi registi. Ha ragione. Sarebbe assurdo che non gli dessero il premio dell’interpretazione, perché se Gregory Peck ha avuto un Oscar per quel suo personaggio di modesto avvocato, che cosa merita questo stupendo principe di Salina che torreggia dal principio alla fine, senza un attimo di defezione?

Questo film, ha ammesso Lombardo, è costato tre miliardi, ma a parte il fatto che farà quattrini a palate, la spesa la si vede, la si giustifica, la si capisce: è qualcosa di perfetto, è un grande lavoro. « Dicono che butto i soldi dalla finestra — ha detto Visconti — non è vero: quel che ci vuole ci vuole ». Ci sono voluti pare, i piatti autentici di casa Del Drago, le roselline di maggio giunte per via aerea, il magnifico alano nero Bendicò, il grandioso ballo, le porcellane, i vasi preziosi, i cristalli, tutti pezzi da antiquario. Ne vien fuori qualcosa di così vero, così genuino, così eccezionale che ben s’intende, come anche se ci sono voluti due o trecento milioni di più, Lombardo non li abbia lesinati. La magnificenza di Visconti — definita da taluni « dannunziana » — è essenziale, unica, irripetibile.

Ieri finalmente Cannes ha avuto a sua disposizione un bel numero di attori e la Croisette si è di nuovo riempita, non più come domenica, ma a sufficienza per prendere quel suo caratteristico aspetto di centro momentaneo del cinema internazionale. Sennonché, dopo le venti, è scoppiata la grana dei fotografi. I quali non hanno potuto entrare nella sala degli Ambassadeurs, al Casinò municipale, dove si stava svolgendo il cocktail souper freddo, organizzato per Il Gattopardo. Ordini severissimi, la cena era ristretta e il tempo scarso (il film sarebbe cominciato puntualissimo alle 22) e quindi niente paparazzi. Coscienti del loro diritto e del loro potere — che cosa sarebbe un festival senza di loro — i fotografi hanno deciso lo sciopero immediato per tutta la sera e se ne sono andati.

Alle 22 tutto il gruppo di Visconti si è spostato al Palais e qui, fra due ali di folla plaudente, sono passati Claudia Cardinale al braccio del regista, accanto a Burt Lancaster, Paolo Stoppa, Romolo Valli eccetera, senza che un solo flash sia stato scattato. Dopo di che un gruppetto di fotografi è salito a parlamentare con Favre Le Bret, presente anche la segretaria stampa di Claudia Cardinale, Marianne Frey. Il presidente del Festival gli ha promesso per l’anno prossimo miglior trattamento e maggiori garanzie e ha chiesto la ripresa immediata del lavoro. Lo sciopero, ha fatto notare, avrebbe danneggiato soprattutto gli attori del Gattopardo, che non ne potevano niente. Tutto pareva appianato, quando la delegazione è discesa fra i colleghi a riferire. La grande maggioranza rifiutava il lavoro fino a stamane.

Intanto il film, che, com’è noto, è lunghissimo, terminava. Sulla scalea del Festival invasa dalla folla elegante, illuminati dai riflettori, interpreti e regista del Gattopardo sono passati fra gli applausi, ma neppure un flash è stato scattato. La colonna dei fotografi, almeno una cinquantina, ha poi seguito a piedi Claudia, Lancaster e gli altri che tornavano al Carlton e silenziosa è andata dietro agli attori nel bar. Dopo una decina di minuti gli attori se ne sono andati in ordine sparso e anche i paparazzi sono tornati ai loro alberghi: erano le due.

Del resto Claudia e Burt hanno avuto ieri centinaia di foto sulla spiaggia del Carlton, dove hanno fatto colazione e dove, proprio a beneficio dei fotografi, hanno fatto quattro passi col famoso gattopardo del circo Francki, accompagnato dal suo domatore. Fra le urla e i flashes, il gattopardo era assai spaventato.

Maria Rossi

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Il giudizio è unanime: Stavolta Visconti dovrebbe farcela

Cannes, 20 maggio 1963

Avvenimento della giornata: la presentazione del Gattopardo. Allo spettacolo per la critica, il film ha ricevuto dodici intensi applausi a schermo acceso, che è senz’altro il record del Festival. E anche se tale coro di approvazioni non è sempre esploso nei passaggi a nostro avviso più importanti, bisogna anche aggiungere che, contrariamente al solito, nessuna protesta si è levata nella sala a contrastarlo. Ad ogni modo, le discussioni che l’opera ha poi suscitato presso i critici con cui abbiamo parlato, sono press’a poco del tenore di quelle che si sono udite in Italia.

Quasi tutti trovano lo spettacolo ammirevole ma un po’ estenuante. Chi loda la fedeltà al romanzo (che anche in Francia e altrove è ben conosciuto); chi trova in essa il vero impasse della versione cinematografica, che si sarebbe voluta più libera e personale, sul tipo di Senso. D’altronde si riconosce volentieri che qui Visconti ha concentrato tutta la sapienza e squisitezza figurativa, che Lancaster è giunto al culmine della sua maturità, e che in fatto di rievocazione in costume il film supera tutto quanto il cinema abbia prodotto negli ultimi anni. Non abbiamo ancora udito, però, riflessioni più acute sul tessuto « storico » dell’opera, quelle che, dal canto suo (e senza trovarci perfettamente d’accordo), il regista stesso ha illuminato così seriamente nella intervista con Antonello Trombadori apparsa nel recente volume della collezione Cappelli dedicato al Gattopardo. Ma forse appariranno tracce, di tale discorso che il film richiede, nelle prime recensioni di domani. Da esse si avrà anche probabilmente un’idea più precisa delle possibilità, che oggi non sembrerebbero messe in dubbio da alcuno, di vittoria finale. Personalmente noi riteniamo che Visconti abbia pieno diritto alla Palma d’Oro, che sarebbe, non dimentichiamolo, il primo completo riconoscimento di un festival internazionale alla sua magnifica, ventennale carriera.

E se anche l’otterrà per il suo film forse più discutibile, poco importa: per quanto discutibile, un film di Visconti si piazza comunque sempre a un livello raramente ottenuto dagli altri concorrenti; e, per quanto concerne la manifestazione attuale, non raggiunto ancora da nessuno.

Ugo Casiraghi